sabato 10 agosto 2019

2 Corinzi 9,6-10 e Giovanni 12,24-26
Festa di San Lorenzo
Chi ama la propria vita, la perde ...

Leggo nella vita di Lorenzo: nel 258 d.C. viene emanato l’editto dell’imperatore Valeriano: tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi devono essere messi a morte. Lorenzo, altri diaconi e Papa Sisto II vengono catturati. Il Pontefice viene ucciso il 6 agosto. In un primo momento, l’imperatore risparmia la vita a San Lorenzo chiedendogli di consegnare i tesori della Chiesa; Lorenzo mostra all’imperatore malati, indigenti ed emarginati. Questi – afferma – sono i tesori della Chiesa. Quattro giorni dopo, il 10 agosto, anche San Lorenzo viene martirizzato."
Forse potrebbe essere anche una rielaborazione in cui si esalta la figura del martire, ma certamente non sfugge la sottolineatura che viene data al segno del martirio: "mostrare il tesoro della Chiesa". In cosa consiste il tesoro? Nei poveri? Negli indigenti? Nei sofferenti?
Certamente anche in questi, ma ugualmente, anche oggi, in quella parte di umanità che non trova giustizia, voce e accoglienza rispetto al mondo. In modo assolutamente rivoluzionario il "tesoro della chiesa", oggetto del dono e della carità dei discepoli, in realtà è ciò che normalmente viene scartato e respinto, messo da parte perché ci è di scandalo. In poche parole, il tesoro è ciò che dovremo amare, ... e non amiamo abbastanza!
Ecco che la lettura della realtà e la corresponsabilità rispetto alla vita, ci chiede riscontro delle parole della seconda Lettera ai Corinzi: "chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia". È l'appello di Paolo, circa ma colletta per la Chiesa di Gerusalemme, ma è ora lo stile di una comunità di fede che sempre si fa carico nel cercare di portare a pienezza ciò che manca nella realtà. Non è forse questo il senso del morire del cicco di grano? Marcire a se stessi per generare frutto nella realtà affinché dalla nostra stessa vita possa generarsi vita nuova, la vita di Cristo.
Il martire non è un eroe, ma un discepolo che sta seguendo -con normalità - un invito: "Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore".

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