venerdì 2 agosto 2019

Levitico 23,1-37 e Matteo 13,54-58
Perdono di Assisi
La forza della missione è la realtà

Gesù torna a Nazareth, e il commento conclusivo è quello profetico: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". Cerchiamo di non essere troppo frettolosi nel voler mettere tutto sotto una classica etichetta.
Cosa è successo? Gesù è disceso a Cafarnao, dove ha iniziato una "cosa" nuova, nuove amicizie e dove ha posto la sua nuova dimora nella casa di Pietro. Inizia da qui quel ministero che lo vedrà particolarmente attivo nella vita delle città e paesi del lago di Galilea. Questo annunciare il Vangelo, questo comportamento caratterizza da subito la sua figura come un "profeta", e come era già accaduto per Giovanni Battista ci sono sostenitori e oppositori. Quando Gesù torna a Nazareth, forse proprio per chiarirsi con la sua famiglia - Luca ci parla anche del suo intervenire nella sinagoga - la reazione della comunità è di meraviglia e stupore ... Ma anche di ostilità, di gelosia e di rifiuto. È questo normale retroscena umano, che fa da sfondo alla presa di coscienza per Gesù della "gravità" del suo agire, e delle dinamiche che saranno sempre più prossime e complesse. Leggendo questa pagina non dobbiamo solo reagire rispetto al rifiuto del profeta; ma dobbiamo prendere coscienza della fatica della testimonianza; del costo della missione, un prezzo che impatta con la propria fedeltà e il proprio impegno, con la fedeltà alla propria vocazione. È da queste situazioni che Gesù impara a riconoscere il cuore della sua chiamata, le connessioni con la propria storia e identità. Anche noi abbiamo una esistenza e una storia che è permeata dell'incontro con Gesù e che interagisce con le vicende che sono a nostra vita. È in questa realtà che noi prendiamo forma e assumiamo la nostra corresponsabilità alla missione.

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