venerdì 23 agosto 2019

Rut 1,1-22 e Matteo 22,34-40
Non un amore legale

Mettere alla prova il maestro, cercare di attirarlo in una contraddizione; è questo lo svilimento che Scribi e Farisei cercano a mettere in campo attraverso lo svuotamento della legge, la strumentalizzazione dei comandamenti, e questo solo per poter ridicolizzare e incastrare il "maestro".
Al perito della legge, Gesù non risponde semplicemente con ciò che si attendeva, ma nella sua risposta ribadisce e ricorda che la grandezza della legge è l'amore. È un amore integrale, di relazione, che abbraccia completamente la vita umana. Per questo è "grande", come il comandamento che lo rappresenta.
Una legge è grande quando, provenendo dal Padre, dona all'uomo la verità di sé stesso e la profondità della sua relazione con Dio.
Quell'amerai che risuona nella legge, come anche nella professione di fede dei padri e di ogni israelita non è un comando fine a se stesso, che garantisce la relazione legale-religiosa, ma è prima di tutto il riconoscimento da parte dell'uomo di un amore che lo precede: "ogni uomo ama perché è amato!"
L'uomo può amare con tutto il suo cuore, perché riconosce un amore così grande che è quello del cuore del Padre!
L'uomo può amare con tutte le sue possibilità, con tutta la sua vita (anima) perché riconosce che la sua vita è dono di Dio. E per la forza di questo dono si sente custodito, non abbandonato a sé stesso.
L'uomo può amare con tutta la sua mente, con tutta la sua ragionevolezza, perché Dio si rivela mistero nella speculazione della sua intelligenza: l'uomo può pensare Dio, e lo pensa e invoca come "il suo Dio".
Gesù può rispondere al "dottorino" della legge, proprio perché nel suo cuore, nella sua vita e volontà dimora la grandezza di ciò che la legge rappresenta: l'amore del Padre.

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