mercoledì 21 agosto 2019

Giudici 9,6-15 e Matteo 20,1-16
Logiche da "regno dei cieli"

Se la nostra giustizia non supererà quella di scribi e farisei, non entreremo nel regno dei cieli. È questa la miccia di accensione con la quale innescare l'esplosione della Parabola degli operai della vigna, così come per riprendere la risposta di Gesù a Pietro circa la scelta del seguire il maestro. Se infatti ascoltiamo le parole del maestro, e ci limitiamo a comprenderle umanamente, rischiamo di applicare un criterio che non ci apre alla comprensione piena del regno dei cieli, ma ci lascia in quella giustizia umana, che al massimo è una forma di osservanza legale della legge di Dio. Ma il regno dei cieli non è una questione morale.
Il regno dei cieli è veramente la conversione della nostra vita secondo il cuore di Dio. Quando il cuore di Dio, quando Gesù cerca di aggiungere alla nostra realtà umana il cuore (pensieri, sentimenti, desideri, volontà ...) del Padre, ecco che tocchiamo con mano quel rinnovamento che è il ribaltamento delle nostre logiche, quelle che si adagiano a ciò che è giusto per Scribi e Farisei, ed ecco che "Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi".
La proposta alla conversione, per Gesù, non è una scommessa sul mistero, ma il metterci di fronte a una scelta per superare il limite di una fede piccola ... "Abbiate fede in me!"
Al giovane che se ne va triste Gesù propone di superare gli attaccamenti, di abbandonare il possesso per fare così spazio alla "vita vera".
A Pietro che rivendica la bontà della sua scelta, Gesù propone di fare attenzione al cento volte tanto, della realtà nuova che è data nel regno dei cieli.
Così pure agli operai della vigna, Gesù propone di fidarsi della bontà del padrone, e della sua generosità: anche l'ultimo arrivato a comprendere il cuore del Padre, ne riconosce con stupore l'insperata tenerezza e bellezza, al pari di coloro che da sempre lo hanno sperimentato. Così anche agli ultimi è dato di essere come i primi.

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