giovedì 15 agosto 2019

Apocalisse 11,19;12,1-10; Salmo 44; 1 Corinzi 15,20-26; Luca 1,39-56
Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo ...

Non è facile raccontare ciò che accadde a Maria al termine della sua vita terrena, quando, come dice il dogma "fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo"; ma certamente l'idea che la liturgia attuale vuole farci comprendere è che siamo messi di fronte non a un avvenimento della storia, ma alla trasfigurazione del tempo in eternità.
La prima lettura - tratta dal libro dell'Apocalisse - per immagini, ci conduce a una visione che tra simboli e suggestioni vuole avvicinarci alla figura della Madre di Dio così come ella è parte della storia della salvezza; come la sua stessa vicenda (storia umana) dispiega gli eventi della salvezza di Dio per tutta l'umanità. Ma questa rappresentazione in mistero inizia a partire dal Tempio di Dio che è nei cieli, che si apre. Tutto questo, come a voler rappresentare il mistero di Dio che ora diviene vicino ed accessibile. Si apre il Tempio di Dio e noi, finalmente, possiamo entrare ...
La seconda lettura, prima lettera di Paolo ai Corinzi, non ci parla del destino di Maria, se non come conseguenza diretta e immediata della Risurrezione di Gesù. Paolo cita che "Cristo è risorto, primizia di quelli che sono morti. E come tutti muoiono in Adamo, tutti in Cristo avranno la risurrezione. Ogni uno però al suo posto ..."
È in questa chiave di lettura che la riflessione della fede della Chiesa si immerge nel mistero e contempla il destino di gloria della Beata Vergine.
Tutta la tradizione antica, fin dai primi secoli, sia canonica che apocrifa ci testimonia come questa esperienza: morte, dormizione, assunzione appartiene alle vicende della comunità di Gerusalemme che nel Santo Sion Cristiano pone il luogo della conclusione della vita di Maria; lì nel cuore della stessa comunità dei discepoli di Gesù, nei pressi del cenacolo, nel luogo della Pentecoste, nei luoghi nei quali la comunità si era "stabilita".
Questo spazio e tempo divengono testimonianze racconti di come il corpo della madre di Gesù fu portato solennemente in un sepolcro preparato per lei nei pressi del luogo del tradimento, lì nell'orto degli ulivi, all'inizio della valle del Cedron; dove oggi troviamo la chiesa della Tomba di Maria, ovviamente vuota. In quei luoghi di testimonianza sono passati i secoli, sono passate distruzioni e devastazioni, è passata la spregiudicata arroganza degli uomini e del demonio, ma nessuno ha prevalso sul ricordo amorevole della madre di Dio.
Detto questo, vogliamo vivere questa solennità, non perché è un precetto, ma perché oggi possiamo sentire la vicinanza di Maria, non solo nel Suo ricordo, ma come presenza viva ed efficace, come una sorriso di madre, come una tenera carezza di colei che ama ciò che ama suo figlio. Noi siamo la causa e il frutto della passione, morte e risurrezione di Gesù; cosi come Gesù ci ama, Maria ci ama. Ella intercede, cioè accompagna, sostiene e previene, il nostro cammino di vita, affinché sia in obbedienza e volontà al mistero di salvezza, il resto dipende dalla nostra capacità di corrispondere.
La presenza viva della Madre del Signore è garanzia di efficacia del nostro affidarci e del nostro rispondere alla Parola di Gesù che ci chiama a seguirlo nella vita Santa, nella vita da discepolo. 
Ecco allora che il Vangelo di Luca è proprio la porta aperta del tempio di Dio, dal quale esce la voce del Signore che ci invita a seguirlo, così come la stessa voce ascoltata da Maria, ha fatto di lei la "Benedetta tra tutte le donne", e come lei stessa in obbedienza della stessa voce diviene, non solo artefice del mistero di amore, ma con meraviglia si accorge della trasfigurazione della sua stessa vita.
Ecco che Maria madre di Gesù, intercede per noi, e ci aiuta nell'accogliere quella Parola che trasfigura la vita è ci introduce nel Santuario del cielo, la dove Lei, sempre, tiene aperta la porta.

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