giovedì 8 agosto 2019

Numeri 20,1-13 e Matteo 16,13-23
... Doveva andare a Gerusalemme ...

Una delle costanti del cammino di Gesù verso Gerusalemme è l'incapacità dei discepoli di capire che cosa stava accadendo; che cosa si stava compiendo.
L'incomprensione del mistero di Dio Padre e della nostra salvezza, va di pari passo con l'incapacità di dare un volto chiaro a Gesù. Ogni volta che non riesco a dire di Gesù: tu sei per me il Cristo ... il mio Cristo, sprofondo nella mia inconcludenza e mi inabisso nella ricerca del "di più" in me stesso o negli altri, dimenticando che quel "di più" che è Cristo mi si consegna proprio attraverso la Chiesa.
Ed è la Chiesa la seconda rispetto all'incomprensione. Ogni volto che separo Gesù dalla Chiesa, sottraggo al Signore il modo più esplicito per accostare ogni uomo a sé.
Abbiamo molto bisogno di riecheggiare le parole di Gesù quando pensiamo la Chiesa: "... tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli ..."
La Chiesa rappresenta il termine di passaggio alla fede matura. Forse a non tutti piace questo, ma è così. Per nessuno e per nessuna circostanza Gesù si è mai compromesso fino a questo punto ... al punto di sbilanciarsi su Pietro e su tutti coloro che per fede accolgono che Pietro è il fondamento del mistero di amore che Gesù vuole lasciare di sé stesso. Non amare la Chiesa, non desiderare di esserne parte attiva è un po' come rinnegare il desiderio di Gesù, quello di mettere nel tempo una pietra angolare, un fondamento attraverso l'umanità di Simone il pescatore. Questo non vuole dire che la Chiesa sia perfetta (è bellissima pur nei suoi limiti), ma che la Chiesa rappresenta comunque il desiderio di Gesù!

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