sabato 24 agosto 2019

Apocalisse 21,9-14 e Giovanni 1,45-51
Abbiamo trovato Gesù ... Un amico!

La narrazione di questo dialogo sta alla fine di una staffetta che a partire da Giovanni Battista arriva fino a noi. Giovanni inizia col testimoniare chi è suo cugino: "Ecco l'agnello di Dio"; da quella affermazione due discepoli si mettono sulle sue tracce e lo trovano. Da quel momento essi sono coinvolti con Gesù al punto che dimoreranno lì dove è il Signore. Questa staffetta di domanda e ricerca; di desiderio e di certezza arriva sempre lì alla identità di questo uomo, Gesù di Nazareth, figlio di Giuseppe. La sua identità non è sconosciuta, non è un mistero, al punto che raccoglie anche tutto un seguito di diffidenza: "da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?"
Filippo, a Natanaele, non consegna un biglietto da visita di Gesù, egli mette nel cuore dell'amico, l'esperienza più importante della sua vita: "abbiamo trovato Gesù", come se tutto ciò rappresenti il tesoro nascosto, per il quale ha impegnato tutto se stesso pur di poterlo custodire e possedere. A Nazareth era nascosto il tesoro nel campo, tutti ci passavano accanto, tutti credevano di conoscerlo, eppure era il tesoro nascosto e inestimabile. Coloro che chiamati da Gesù hanno dimorato con lui, hanno, un poco alla volta, riconosciuto la sua profonda armonia, la sua simpatica ironia, una confidenza virile al pari di una tenerezza materna; hanno sentito la sua forza, la sua umanità ... il suo essere figlio di Dio. Stare accanto a Gesù, stare insieme a lui, non ti porta a farti suo promotore, quasi un suo agente commerciale, ma a desiderare di condividere quel tesoro che hai trovato, con chi ti è amico, con coloro che ami. Questo è vero annuncio, da amico ad amico. Il dimorare di Gesù è infatti amicizia, lui stesso ci chiama amici!
Essere discepoli è prima di tutta "una dottrina", una storia di amicizia!

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