lunedì 10 febbraio 2020

1 Re 8,1-13 e Marco 6,53-56
Erano salvati ...

La tradizione ci rimanda a Dalmanuta, come luogo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, da qui in barca i discepoli erano partiti e Gesù li raggiunse nella notte camminando sul mare di Galilea. La navigazione proseguì fino al loro arrivo nella pianura di Genèsaret.
La vita della gente del lago, viene toccata dalla parola di Gesù, e certamente le parole e i segni compiuti da Lui hanno avuto una notevole risonanza nei dintorni del Lago, questo "maestro" suscita interesse e curiosità. Ma perché non parlare di coinvolgimento rispetto a una attesa messianica, che era sempre più evidente e forte?
La cronaca di cui il Vangelo di Marco, diventa depositario, ci racconta proprio come le persone da città, villaggi e campagne, si spostano per poterlo incontrare, per poterlo ascoltare e per portargli i malati da guarire.
Le sue parole, il suo dire non era a caso, e la "nuova parola", annunciare il regno dei Dio, suscitava in loro un vero coinvolgimento personale.
I suoi gesti rompevano la monotonia di una realtà immutabile: quel pane e quei pesci ... loro li hanno mangiati e si sono saziati, questo è un fatto, non fantasia!
Così come a Cafarnao davanti alla porta di casa di Pietro e Andrea, dove portarono i malati e anche calarono il paralitico dal tetto; così come la donna malata di emorragia; la gente del lago continua a portare i propri malati perché toccando anche solo le frange del suo mantello, possano guarire. Tutti pensano, e sono convinti, che anche solo toccare di striscio Gesù o i suoi abiti possa dare la guarigione ... Toccare il Santo, per poter essere Santi, ovvero trovare salvezza dal male che dilania, opprime e porta alla disperazione. La salvezza è ben più della guarigione; la salvezza non è una "medicina curativa", ma diviene relazione e vita con chi mi salva! 


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