martedì 4 febbraio 2020

2 Samuele 18,9-19,4 e Marco 5.21-43
Ma chi è costui?

Chi è costui che comanda al mare? Questa domanda percorre in lungo e in largo il Lago di Galilea, ed è la domanda che sorge spontanea come conseguenza dell'agire di Gesù.
Chi è costui che aggrega a sé un gruppo di discepoli?
Chi è costui che ci parla in parabole?
Chi è costui che scaccia il demonio?
Chi è costui che guarisce dai nostri mali incurabili?
Chi è costui che ci ridona alla vita e alla "giovinezza"?
In molti modi, nella quotidianità, il confronto con Gesù ha rappresentato un vero sconvolgimento nella domanda, nell'idea che ci si è fatti di lui e nella risposta.
Quale è la risposta? L'unica risposta che tutti sospettano e che nessuno dice apertamente è: "Tu sei il figlio di Dio". Che non significa arrendersi rispetto allo stupore e alla meraviglia; ma significa comprender come Dio, entra nella nostra vita attraverso la vita di Gesù. Gesù nel suo esistere nel tempo non è un semplice accostamento al mistero, o una appendice della trascendenza di Dio. La sua vita è la vita di Dio in relazione con la nostra vita di uomini e donne. Allora anche nel Vangelo di oggi, il miracolo lascia lo spazio all'incontro con il Signore e soprattuto al desiderio di incontrarlo. Un desiderio che nasce dal nostro bisogno ferito che non si arrende; un desiderio che viene riempito è soddisfatto dalla sua compassione. Che cosa possono dire Giairo e sua moglie, l'emorroissa, i discepoli che accompagnano il maestro? Che cosa possono dire di Lui tutti quelli che lo hanno toccato, che gli hanno parlato, che hanno sperimentato il suo esserci? Che era un "grande"? Si, di forse anche questo, ma soprattutto che Lui era il "Figlio di Dio!" È questa la risposta, plausibile o no ... facile o difficile ... razionale o irrazionale ... Che il Vangelo ci trasmette come unica risposta che resta, quando tutte le altre risposte possibili decadono, è la risposta che corrisponde al nostro irriducibile desiderio di riscatto.

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