giovedì 27 febbraio 2020

Deuteronomio  30,15-20 e Luca 9,22-25
Cosa significa: "rinnegare se stesso"?

E con questa immagine del "Figlio dell’uomo, che deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno", diamo inizio al cammino quaresimale. È da questa esperienza di Gesù che discende l'esperienza del "rinnegamento di se stesso", esperienza che Gesù chiede per chiunque desideri essere suo discepolo, per tutti coloro che nella loro vita scelgono di seguire e ripercorrere la sua stessa vita. L'esperienza del rinnegare, costa sacrificio; è realmente la rinuncia ai propri attaccamenti. Ci sono esperienze a livello umano, psicologico, relazionale che ci piacciono e sono il cuore e il contesto del nostro vivere, del nostro esistere; rileggere, rielaborare e tornare a generare la nostra vita, integrandovi l'esperienza e il vissuto di Gesù, è il rinnegare!
Rinnegare significa quindi integrare per convertire! È una esperienza unicamente cristiana, che non nulla a che vedere col plagio, o con la limitazione della propria libertà come anche una sorta di masochistica repressione delle proprie inclinazioni umane. No il rinnegamento è integrare! Come Gesù integra nella propria vita l'amore del Padre e lo vive fino in fondo - croce, morte e risurrezione -, allo stesso modo i suoi discepoli (noi) integrando il Suo amore nella vita ci apriamo all'esperienza di salvezza.
Rinnegare/Integrare è non temere di accostare il Suo amore, come dono di sé, al nostro egoismo e alle nostre chiusure.
Rinnegare/Integrare è non tenere di accostare il Suo amore, come "amore casto", alle nostre passioni e ai nostri appetiti, al nostro possedere.
Rinnegare/Integrare è non temere di accostare il Suo amore, come speranza alla paura di dover morire.
Rinnegare/Integrare è non temere di accostare il Suo amore, come amore che genera comunione, alla mia propensione di differenze e a scartare sempre qualcuno.
Rinnegare/Integrare è non temere di accostarci al Suo amore ...

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