martedì 18 febbraio 2020

Giacomo 1,12-18 e Marco 8,14-21
Dal segno, al pane ...

"Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?"
Non ci fidiamo e chiediamo segni, come allora anche noi siamo spesso nella stessa situazione! Di fronte a ciò che viviamo, non poche volte chiediamo a Dio un segno di approvazione, un segno che ci indichi il cammino, ci fa la soluzione; un segno che ci faccia sentire la sua presenza amica e consolante ... un vero segno ...
Perché? Perché il silenzio, in noi e attorno a noi, ci lascia solo nell'esperienza della nostra autoreferenzialità, ma non della compagnia di Dio. Gesù invece sembra proprio esigere dai suoi discepoli il riconoscimento di ciò che lui ha fatto con e per loro.
Non vi ricordate? "E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?" (...) "E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?" (...) "Non comprendete ancora?"
Quel "solo pane" rimasto, alimenta per ciascuno il ricordo di Lui, della sua vita, delle sue Parole, della sua amicizia. Mangiare quel pane è alimentare il ricordo di ciò che Lui è per tutti noi. Per un discepolo, fare memoria di lui, non è semplicemente una liturgia della domenica; fare memoria di lui è avere cura, nella vita di tutti i giorni, di una amicizia che si rende evidente nei tanti segni che gli corrispondono, e che la fede in Lui è capace di generare. 

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