mercoledì 26 gennaio 2022

Al cuore dell'annunciare

2 Tm 1,1-8 e Luca 10,1-9


La prassi pastorale, ci ha inaridito; l'Istituzione Chiesa ha svuotato lo slancio missionario. L'invio dei settantadue non ha nulla a che fare con certe esperienze di colonizzazione della fede che nella storia cristiana hanno colorato il tema: "annuncio del Vangelo". Nel progetto di Gesù, sembra di poter leggere un intento particolare: preparare la sua venuta, il suo giungere; ecco allora che i settantadue, entrano nelle città, nei villaggi, intrecciano la loro vita con la vita della gente, e condividono con loro quella esperienza che hanno fatto del Signore. Che cosa caratterizza questo momento di annuncio? La relazione bella, gratificante e libera, come anche l'eventuale rifiuto, che può lasciare il cuore aperto all'incontro con il Signore. Nella lettera a Timoteo, Paolo, parla della fede di questo suo figlio, a cui ha imposto le mani, non certo come di un tesoro di sapienza e di norme osservate, ma ci rappresenta prima di tutto, il vincolo di sentimenti e di amicizia che in cui abita la fede comune  in Gesù: "Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia".
Oggi di fronte a questa Parola, possiamo immaginare che Gesù voglia mandare anche noi, a preparare la sua venuta, il suo arrivo. Egli desidera che noi lo precediamo per annunciare la Parola, che è pace, salvezza, misericordia, vicinanza intima e affettuosa, vita donata per la vita eterna. Gesù non manda Parole, fredde o scritte ... Gesù manda la sua Parola nella carne di altre persone, attraverso le scelte, la libertà e la vita di altri ... Che solo se si è fatta esperienza dell'amore di Cristo, allora possono annunciarlo.

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