venerdì 21 gennaio 2022

Chiamati … “privilegiati”?

1 Sam 24,3-21 e Marco 3,13-19


È un privilegio essere chiamati?
Questo brano di Vangelo, a volte, spesso, è stato letto e interpretato nella sua dimensione di esclusività: "Gesù chiamo e costituì quelli che volle". Ma questo tipo dì lettura mi sembra frutto più di una mentalità clericale che dell'interpretazione corretta del testo.
Può essere un privilegio la chiamata, la vocazione sacerdotale?
Che cosa sperimento io, cosa percepisco e cosa ho capito in questi anni?
Se mi sento un “privilegiato”, lo è solo in ragione della particolare vocazione che si distingue come particolarità dalle altre, ma non per questo si gonfia di esclusività. Il “privilegio” di venir chiamati e costituiti da Gesù non fa di me un super-uomo o uno al di sopra degli altri; anzi ne esalta la responsabilità di fronte al dono ricevuto e la libertà dì una risposta per un ministero che è servizio. Alla fine dì tutto, la chiamata particolare è solo conseguenza dell'amore che Gesù ha per me. Ecco allora che essere chiamati non può originare un privilegio, una forma di potere, ma è innanzi tutto per"stare con lui": la vocazione particolare genera intimità col Signore, ed è unicamente fondata sull’amore; il quale rende possibile il ministero nella sua limitatezza e fragilità. E se questo fosse vero per tutte le chiamate, per ogni uomo e donna, perché esclusiva è la vocazione di ciascuno?

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