giovedì 13 gennaio 2022

E noi, di quante mani abbiamo bisogno ...

1 Samuele 4,1-11 e Marco 1,40-45


Parlare di lebbra rischia di risolversi in un discorso accademico d'altri tempi. Ma che cosa è la lebbra oggi? Lebbrosi oggi sono gli scartati, gli emarginati, ma anche coloro che sono vittime della solitudine. Ti sei mai sentito, in qualche momento, solo? Ma solo veramente, solo: senza nessuno che abbia uno sguardo per te, senza una attenzione, senza una parola ... Forse ti è capitato raramente perché, magari, hai tante persone vicine che ci vogliono bene. Ma forse qualche volta ti è capitato... Ecco allora provate a pensarci, non è una bella sensazione la solitudine... sembra di non avere nessuno su cui contare, ci si domanda anche se noi contiamo per qualcuno! Se poi la solitudine si accompagna anche alla malattia, allora il dramma esistenziale si complica.
Nel vangelo di oggi, l'evangelista Marco ci parla proprio di una persona malata e sola: un lebbroso. Ma ci offre anche il senso della vicinanza di Gesù:"Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò ..." Ciascuno di noi può essere la mano che incontra la solitudine di un amico, di un vicino, di un conoscente oppure di uno sconosciuto.
Gesù ci offre un’immagine dell’amore che nasce dalla compassione, tocca, guarisce, che trasforma la solitudine in una proclamazione di gioia: "Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto ..." Che bellezza essere toccati dalla vicinanza o dalla presenza di qualcuno che così ci ama.

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