lunedì 25 aprile 2022

Amare nella prova e nel sacrificio

1 Pietro 5,5-14 e Marco16,15-20

Prima la pandemia e ora la guerra ...,  le nostre preghiere che sembrano non trovare breccia nel cuore di Dio. Dove sono oggi i prodigi che accompagnavano la fede di chi credeva?
Quale senso può avere oggi,  annunciare il vangelo della risurrezione quando è costante il disinteresse per il messaggio cristiano e l'abbandono della fede, vista ormai solo come retaggio bigotto di tempi passati.
Oggi come nel suo inizio, ciò che spinge a proclamare il Vangelo come tesoro di verità e come vera gioia, è l’amore per Gesù. Stare con Gesù: è questa la sorgente della fede! Non i segni straordinari. È la fede in Gesù che rende possibile il prodigioso e sopportabile ogni prova e sacrificio. Non  credere significa non fidarsi dell’amore del Padre. Un amore che trasforma il nostro amare, quando è capito e accolto nella vita. Credere significa non cedere alla tentazione del male: quella tentazione che ci fa dubitare della forza dell'amore. Non credere non è semplicemente frutto di un rifiuto, di una ostinata negazione, ma di una privazione. Chi non crede non riesce a fare esperienza di essere amato da Dio e non si capacita di fare dell'amore il principio primo della propria esistenza. É questa trasformazione nell'amore che ci eleva al cielo, come Gesù stesso è nel cielo.


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