domenica 17 aprile 2022

Annuncio nella fragilità

Veglia Pasquale - Lc 24,1-12


Abbiamo iniziato la Quaresima con l'invito del papa: "Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti" (Gal 6,9-10a).
Magari ci abbiamo anche provato, a fare del bene; e in quel bene abbiamo coltivato il desiderio che tutto avrebbe generato quel cambiamento che speriamo, quella pace che, se il mondo non può darsi, tutti la chiediamo al principe della pace, a Gesù.
Ma la pace sembra proprio lontana dalla possibilità di fiorire nel cuore degli uomini, ma soprattutto nel cuore di quegli uomini che credono di contare, al punto che si permettono di decidere chi può vivere, cone si deve vivere e chi invece deve morire e in quale modo occorre morire.
In un grido che rompe il rumore dissonante del nostro tempo, le parole di papa Francesco: "L’aggressione armata di questi giorni, come ogni guerra, rappresenta un oltraggio a Dio, un tradimento blasfemo del Signore della Pasqua, un preferire al suo volto mite quello del falso dio di questo mondo". Sono le uniche che si alzano in modo chiaro e soprattutto senza bandiera di parte e risuonano come parole che si riempiono dei sentimenti di Cristo. Il papa non ha mai nominato né Putin e neppure la Russia; ci ha messo di fronte il conflitto, con le sue atrocità disumane e i suoi crimini; ha sempre sostenuto con gesti concreti le martoriate vite di tanti civili ucraini. Una posizione contestata da chi sperava in uno schierasi a favore di una parte, e quindi parole spesso criticate dalle varie parti politiche, ma le parole del papa non sono il linguaggio della diplomazia. Le sue parole pongono la Chiesa in una solitudine pasquale, una solitudine rappresenta la Chiesa sotto la croce, e sulla croce con il suo Signore. Ma è anche l'unico posto in cui la Chiesa può stare se vuole tentare di essere per il nostro tempo un ponte di pace, occasione per promuovere la pace, non come conseguenza della capitolazione di una parte rispetto ad un'altra.
È in questo clima che la Chiesa e noi credenti siamo arrivati alla notte della Resurrezione. Ora, le parole di papa Francesco riecheggiano gravemente dando voce allo stesso annuncio che le donne portarono ai discepoli il mattino presto, del giorno dopo la Pasqua: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato!"
Di fronte a tanta distruzione; con negli occhi la morte di bambini innocenti, nelle orecchie il grido di donne e di giovani mamme; con nel cuore lo sguardo affranto e disilluso degli anziani soli e abbandonati a sé stessi; con la tristezza di coloro che dovono prendere in mano un'arma per difendersi e uccidere i propri fratelli ... e nel dilagare di un informazione che si dimostra chiacchiere e solo propaganda ...ecco come risuona strano un annucio affidato a una Chiesa che in parte si mostra pure divisa per quella parte che cerca di legittimare azioni umanamente deprecabili
Ecco che l'annuncio della resurrezione ancora una volta si riveste di fragilità, come allora quando venne portato agli amici del Signore, un annuncio di donne a dir poco scartate, e creduto una loro farneticazione. Ma Gesù fa annunciare la Resurrezione proprio a quelle donne, ed oggi proprio noi, alla nostra inadeguatezza; un annuncio fragile ma ugualmente pieno della sua forza, della sua Risurrezione.


Una storia per questo giorno: LA PROPAGANDA


Al tempo della propaganda antireligiosa, in Russia, un commissario del popolo aveva presentato brillantemente le ragioni del successo definitivo della scienza.


Si celebrava il primo viaggio spaziale.
Era il momento di gloria del primo cosmonauta, Gagarin.
Ritornato sulla terra, aveva affermato che aveva avuto un bel cercare in cielo: Dio proprio non l’aveva visto.
Il commissario tirò la conclusione proclamando la sconfitta definitiva della religione.
Il salone era gremito di gente.
La riunione era ormai alla fine.
«Ci sono delle domande?».
Dal fondo della sala un vecchietto che aveva seguito il discorso con molta attenzione disse sommessamente: «Christòs ànesti», «Cristo è risorto».
Il suo vicino ripeté, un po’ più forte: «Christòs ànesti».
Un altro si alzò e lo gridò; poi un altro e un altro ancora.
Infine tutti si alzarono gridando: «Christòs ànesti», «Cristo è risorto».

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