sabato 23 aprile 2022

Un racconto essenziale

Atti 4,13-21 e Marco 16,9-15

A differenza degli altri Vangeli, Marco, si esprime con estrema essenzialità, facendo estrema sintesi dei vari fatti accaduti; quei fatti che nei Vangeli trovano ben altri spazi narrativi.
L'evangelista fissa alcuni punti:
- Gesù è risorto il primo giorno dopo il sabato;
- Gesù è apparso prima a Maria di Magdala; poi a due discepoli in cammino e poi agli undici;
- Gesù rimprovera l'incredulità e invia i discepoli.
È evidente che la semplicità di Marco in realtà raccolga come lo scandalo della Croce e della Resurrezione abbia subito generato una forma di incredulità (dubbio/timore/paura). Ciò che era accaduto non corrispondeva nel pensiero comune a quanto collegare all'insegnamento del Maestro di Galilea: la vera conoscenza di Cristo si basa infatti sull’amore. Ma è proprio in questa frattura che Marco pone le conseguenze dell'aver vissuto e seguito Gesù durante il tempo in cui ha "predicato il nuovo annuncio". Non si tratta di ripetere delle parole, ma di agire e fare della propria vita la sequela di Cristo: da Lui arriverà la forza per compiere "miracoli" nella nostra vita quotidiana.
Finché Gesù era vivo, il suo messaggio e il suo agire traevano forza dalla sua stessa persona reale; oggi che non è più tra di noi, gli undici e con noi tutta la Chiesa, siamo mandati ad annunciare al mondo la stessa esperienza di amore della quale sono stati investiti/rivestiti. Marco fa seguire alla essenzialità del racconto, l'essenzialità della missione.

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