martedì 19 aprile 2022

Dove ti abbiamo sepolto

Atti 2,36-41 e Giovanni 20,11-18

La percezione della vita risorta con Cristo, nel corso dell'anno si attenua, col venir meno della tensione che la Liturgia della chiesa è capace di suscitare. Ma in questo, ciò che ne soffre maggiormente è la nostra esperienza di fede che subisce quegli alti e bassi che, riconosciuti, dicono tutta la nostra fragilità e il nostro limite, mettendo in evidenza le pieghe della nostra vita dove continuiamo a seppellire Gesù risorto.
La fede in Gesù, spesso, si manifesta nel momento in cui siamo affacciati al baratro. Siamo vicini alla fine, ci sentiamo senza speranze e senza forze, privi di punti di riferimento: e allora ci aggrappiamo a Lui. E Gesù ci salva. Ma poi Gesù ci chiede di più. Ci chiede di non radicare la nostra vita in lui come fosse solo il “nostro” salvatore, ma come l’interlocutore privilegiato della nostra vita che Lui ha trasformato, e di comprenderlo come amore che ci ha investito. Il suo è un amore per ciascuno e per tutti. Un amore che non va trattenuto ma comunicato, diffuso, donato. Le esperienze di Risurrezione non sono supportate dell'intelletto, ma si manifestano spontaneamente nelle esperienze di amore che viviamo nel quotidiano.

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