venerdì 8 aprile 2022

Lapidiamo Dio

Geremia 20,10-13 e Giovanni 10,31-42


Gesù fugge oltre il Giordano; una informazione veritiera che ci suggerisce il grave clima di tensione che le parole e l'agire di Gesù hanno acceso nel rapporto con scribi, farisei, sacerdoti e capi del popolo. Hanno raccolto pietre per lapidarlo; la bestemmia - ciò che Gesù ha detto di sé: "essere figlio di Dio"; averlo detto per giunta nel Tempio -,  è per tutti loro qualcosa di impossibile, insopportabile, inaccettabile, che provoca la reazione dello zelo religioso.
Cerchiamo di stare dentro questa situazione, nei sentimenti e nei pensieri di Gesù. Da quando Gesù ha difeso la donna peccatrice, tutto in lui è proiettato nel rivelare il volto vero della misericordia; nel farci avvicinare a un Padre buono come Dio. Nel suo cuore c'è solo un desiderio: farci incontrare il Padre, quel Dio che non conosciamo, o che abbiamo ingabbiato e annullato nella istituzione religiosa.
Siamo troppo abituati a pensare che Gesù è il figlio di Dio, e a non pensarlo anche oggi come bestemmia rispetto alla nostra disumanità: ogni volta che si smarrisce il cuore del nostro essere figli di Dio, cioè la nostra dignità umana, le parole di Gesù risuonano come una bestemmia. Il cristianesimo è una bestemmia: Dio ama l’uomo, si fa simile a lui e dona la propria vita a colui che gliela toglie. La nostra disumanità condanna (lapida) Dio, in quanto amore.

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