giovedì 20 aprile 2017

Atti 3,11-26 e luca 35-48
Giovedì dell'ottava di Pasqua
"... Bisogna che di compiano tutte le scritture ..."


Quando pensiamo al compimento delle scritture, non dobbiamo correre immediatamente a verificare una qualche citazione di compimento: quasi a ritenere che il compimento delle scritture risieda nel realizzarsi di una profezia.
Nel Vangelo di Luca, le stesse parole del risorto: "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme", non trova alcun riscontro scritturistico. Il compimento delle scritture va quindi ricollocato nella "aprire la mente": un'azione parificabile allo spiegare nella "mente e nel cuore", un aiutare a capire. Questo aprire la mente a comprendere è la più intuitiva forma di attualizzazione che il risorto operi in ordine alla narrazione nelle scritture della "salvezza". Gli stessi discepoli di Emmaus nel loro raccontare fanno emergere come le scritture, rilette alla luce dell'esperienza di Gesù, infiammano il cuore e predispongono a riconoscere il risorto nel segno della sua presenza. 

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