sabato 22 aprile 2017

Atti 4,13-21 e Marco 16,9-15
Sabato dell'ottava di Pasqua
Non possiamo tacere ...


Se il brano di Atti afferma che Pietro e Giovanni danno una testimonianza risoluta e senza dubbi e incertezze, non dello stesso tenore e parere è il brano del Vangelo di Marco che si dimostra di ben altro parere. Queste apparenti incongruenze sono in realtà un segno di autenticità e della presa di consapevolezza nella fede in Gesù risorto.
Certamente l'andare nel tempio a pregare e a parlare di Gesù non avviene pochi giorni dopo la passione, morte e risurrezione. La stessa presenza pubblica di Pietro e Giovanni presuppone una sorta di normalizzazione, ovvero una tacita tolleranza rispetto ai discepoli del "nazareno". Ciò che afferma Marco, invece, è una inedita cronologia di fatti e persone, così come la tradizione più prossima riportava, del dopo risurrezione. 
Punto di partenza è il fatto della risurrezione: il mattino del grano dopo il sabato; apparizione a Maria Maddalena (rapporto preferenziale); apparizione a due discepoli (sono quelli di Emmaus); apparizione al gruppo nel cenacolo (gli undici). Tutto si contraddistingue dal dubbio. Ciò che inverte la tendenza, da dubbio a certezza, è la manifestazione concreta del risorto. Da quel momento cambia l'atteggiamento e il modo di porsi: diventano annunciatori della nuova notizia; "Gesù è risorto ed è vivo!"

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