sabato 8 aprile 2017

Ezechiele 37,21-28 e Giovanni 11,45-56
Un solo Dio ... Un solo popolo ... Un solo uomo ...


Ciascuno di noi in questo cammino quaresimale deve giungere a comprendersi non solo nella sua unicità di rapporto con il Signore, ma anche nella sua partecipazione all'unico popolo di Dio. Tutti infatti, insieme, partecipiamo ed esprimiamo la medesima salvezza che Dio Padre realizza in Cristo e oggi dispiega attraverso la Chiesa e i sacramenti. Gesù Cristo è il cardine di di questa "unicità comprensiva", che a ben vedere è segno, immagine e analogia dell'eternità di Dio.
L'uomo nella sua molteplicità è comunque un uomo per il suo Dio. Un solo Dio, un solo Figlio unigenito, un solo uomo ... L'unicità rappresenta la sintesi della molteplicità e della pluralità. L'unicità non è uniformità o annullamento della diversità, ma è esperienza di comunione, che solo nell'amore è possibile. Il testo di Ezechiele ci rivela come l'unico Dio si "prende cura" del suo unico popolo, riconducendo in questa immagine la narrazione della storia di salvezza, che appartiene come esperienza, a una molteplicità di individui; in questo si esprime l'amore di Dio per il suo popolo, nel comporre la frammentarietà nella unicità/unità , che non è semplice unità. 

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