mercoledì 12 aprile 2017

Isaia 50,4-9 e Matteo 26,14-25
I nostri tradimenti ... si consumano a cena ...


"Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli". Da questa frase del Vangelo di Matteo, entriamo nella celebrazione del triduo santo. "Il mio tempo, si è avvicinato a te": a ciascuno di noi. Il tempo rappresenta il momento in cui ciò che è "pienezza del tempo" - la rivelazione del mistero di salvezza - è intimità a ciascuno; la vicinanza dobbiamo proprio intenderla come intima presenza e desiderio del Signore di dimorare nella nostra vita, quella di tutti i giorni. A questa intimità corrisponde il volere fare la Pasqua: il passaggio da schiavitù a libertà, da morte a vita, da idolatria a fede. Se tutto fosse solo un celebrare rituale l'intimità si svuoterebbe di presenza (la gloria) e la Pasqua non sarebbe più la realtà nuova frutto della conversione, non sarebbe più un passaggio ...
Ogni tradimento, ogni nostro tradimento - così come il primo di Giuda - è venir meno all'intimità, della presenza di Gesù; trasformare la sua presenza da una "vicinanza del tempo" ma una simpatica convivenza. Ogni tradimento si consuma come narrato dal Vangelo nel mangiare il boccone, nell'intinge nel piatto della cena pasquale senza gustare la novità del pane di Dio e del vino nuovo.

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