martedì 12 febbraio 2019

Genesi 1,20-2,4 e Marco 7,1-13
La Parola che è parte del nostro essere ...

In questa seconda parte della creazione, di giorno in giorno, raccogliendo immagini, situazioni e simboli, anche mitologici (i grandi mostri marini), giungiamo progressivamente alla seconda parte del sesto giorno, nel quale, tutto ciò che è creato si arresta e la dinamica della creazione (Dio creò ...) cessa di essere originata nel fare di Dio, ma nella unicità di un plurale (maistatis o deliberativo), il fare a immagine e somiglianza è un esistere nella immagine e somiglianza del creatore, non nell'esistere nell'azione creatrice  di Dio. È in questa novità di esistenza che si colloca l'uomo!
La narrazione di Genesi è a dir poco innovativa, ma assolutamente stupefacente, è inaudito il senso delle Parole usate che danno da sé stesse origine alla dignità di essere uomo.
L'uomo non trae identità e valore semplicemente dall'agire e dalla volontà di Dio, ma dallo stesso essere Dio, di cui l'uomo rappresenta l'immagine, l'idolo.
Questo essere imagine di Dio, ovvero essere "idolo di Dio", simulacro della divinità del creatore posto nel creato, permette di comprendere il potere su ogni cosa, su ogni essere vivente affidato a questo ultimo protagonista della creazione. L'esistenza dell'uomo colloca nella creazione una relazione unica e rivelativa dell'esserci di Dio. Per noi oggi è quindi possibile dire: "mostrami la tua umanità e io ti dirò chi è il tuo Dio" (Teofilo di Antiochia).
Il settimo giorno è quello del riposo, quello nel quale la Parola cessa di esprimere l'agire di Dio ma che va accolta, meditata e nella quale riporre consolazione e compimento. Nel settimo giorno ci resta proprio solo da contemplare la Parola attraverso il "riposo ..."

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