domenica 10 febbraio 2019


Isaia 6,1-2.3-8 / Salmo 137 / 1 Corinzi 15,1-11 / Luca 5,1-11
È Gesù che riempie (attira) la barca di pesci 

Da un po' di mesi Gesù si era trasferito a Cafarnao, dove aveva iniziato a farsi conoscere presentandosi di Sabato in Sinagoga; i primi incontri con la gente seguirono nelle vie della città e fino al porto. Forse fu proprio in quel luogo che incontrò Simone e Andrea, e poi anche Giacomo e Giovanni; erano infatti pescatori.
Possiamo, immaginare che tra Gesù e questi giovani pescatori fosse nata una amicizia. Una simpatia a causa delle parole che diceva e dei segni che compiva ... Erano pescatori con il cuore disponibile al desiderio ...
La pesca miracolosa non serve per sfamare la gente sulla spiaggia, ma è una iniziativa di Gesù: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca" ... Ed ecco che i pesci quasi accorrono per essere pescati, non per la capacità dei pescatori, ma per la Parola del Signore. Questa immagine della pesca, rappresenta una chiara espressione di cosa deve essere la Chiesa e come la Chiesa sta nel mondo.
La chiesa si genera a partire da Cristo, ogni volta che la fatica supera i risultati, forse occorre guardare se Gesù è in quella Chiesa. Ciò che genera la Chiesa è infatti la sua presenza, vicinanza e la sua Parola.
Quando invece, noi siamo i progettisti, quando noi siamo gli attuatori, quando noi siamo il cuore e la mente della Chiesa e dell'annuncio ... raccogliamo solo la fatica e non si attrae il pesce. I pesci infatti non sono catturati, ma donati attraverso l'incontro col mistero. Se io mi sostituisco al mistero ... La cosa non funziona ... Ci può essere fascino umano, gratificazione, ma in realtà è compensazione ... Ma non ci sarà vita eterna, la sola che è di Dio.
Ecco che questo Vangelo ci invita a mettere sempre Gesù al cuore dei nostri progetti, della nostra azione pastorale, sarà lui allora che la rende feconda, partecipativa e attrattiva. Gesù sempre ci precede in questa direzione, ecco il criterio necessario per ogni azione pastorale.

1 commento:

  1. La porta (Bruno Ferrero)

    L'aeroporto di una città dell'Estremo Oriente venne investito da un furioso temporale. I passeggeri attraversarono di corsa la pista per salire su un DC3 pronto al decollo per un volo interno. Un missionario, bagnato fradicio, riuscì a trovare un posto comodo accanto a un finestrino. Una graziosa hostess aiutava gli altri passeggeri a sistemarsi. Il decollo era prossimo e un uomo dell'equipaggio chiuse il pesante portello dell'aereo. Improvvisamente si vide un uomo che correva verso l'aereo, riparandosi come poteva, con un impermeabile. Il ritardatario bussò energicamente alla porta dell'aereo, chiedendo di entrare. L'hostess gli spiegò a segni che era troppo tardi. L'uomo raddoppiò i colpi contro lo sportello dell'aereo. L'hostess cercò di convincerlo a desistere. «Non si può... E tardi... Dobbiamo partire», cercava di farsi capire a segni dall'oblò. Niente da fare: l'uomo insisteva e chiedeva di entrare. Alla fine, l'hostess cedette e aprì lo sportello. Tese la mano e aiutò il passeggero ritardatario a issarsi nell'interno. E rimase a bocca aperta. Quell'uomo era il pilota dell'aereo. Attento! Non lasciare a terra il pilota della tua vita.

    RispondiElimina