martedì 26 febbraio 2019

Siracide 2,1-13 e Marco 9,30-37
Per servire il Signore...

"Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti". E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: "Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".
Il modo in cui oggi la Parola diviene luce è straordinario; infatti alla rivelazione del Libro del Siracide, corrisponde la fragilità della nostra umanità che misteriosamente e indegnamente è spazio per accogliere il Padre, "... non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".
Alle esortazioni di Siracide: "abbi un cuore retto ..."; "sii unito a lui senza separartene ..."; "accetta quanto di capita, sii paziente ..."; "affidati a lui ... raddrizza le tue vie ..."; tutto allora si concentra e condensa nel "voi che temete (servite) il Signore, amatelo!"
La sapienza eterna del Padre, quella sapienza che partecipa alla creazione dell'intelligenza divina (la sua stessa Gloria, Doxa, Kabod, Scekiná), si manifesta nel timore del Signore, nell'esperienza umana che corrisponde all'amore, per cui diviene un imperativo esistenziale: "amatelo"!
"Se vuoi servire il Signore" ... "Se sarai il servo di tutti", sarai indubbiamente il primo (come Il maestro che ci precede) nell'amare. È l'esperienza dell'amore che trasuda dal nostro metterci a servizio, diversamente accogliamo solo noi stessi; ma amare non è mai un ritornare su se stessi.

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