sabato 2 febbraio 2019

Malachia 3,1-4; Ebrei 2,14-18; Luca 2,22-40
Festa della presentazione del Signore
Andiamo incontro al Signore ...

Simeone e Anna, protagonisti della pagina del Vangelo, rappresentano la testimonianza della fede e della perseveranza che attende il compimento delle promesse; sono il percorso della vita aperto al mistero, all'ascolto, all'imprevedibile manifestazione della volontà di Dio. Due anziani che ci disilludono rispetto alle scelte facili e comode; per tutta la loro esistenza hanno vissuto uno stile ispirato, anche inconsapevolmente, al Vangelo, cioè all'arrivo della "buona notizia".
Sono immagini ispirate quelle di Simeone e Anna: ispirate significa formate e plasmate dallo Spirito nel tempo di una esistenza, che ora partecipa di quell'abbraccio di tenerezza che deve farci riflettere. Il Figlio di Dio, quel bambino stretto fra le sue braccia, è per Simeone la prima consolazione di Israele. Dio chiede di essere accolto fra le braccia di una umanità che attende la propria salvezza. Siamo sempre pronti a chiedere a Dio di accoglierci fra le sue braccia, ma oggi, attraverso questa Liturgia, lo stesso desiderio di essere amati ci viene richiesto da Dio stesso: per farci partecipi del suo amore, chiede il nostro amore; per poter consolare, chiede di essere consolato; per poter accogliere, chiede di essere accolto tra le braccia. Una immagine di tenerezza che porta a compimento e corona l'avere vissuto per il Signore. Ciò che nella lunga vita è stato costudito segretamente nel cuore, ora diffonde la sua Luce che conduce tutto Israele, tutti gli uomini alla salvezza. Simeone nella tenerezza del Dio bambino riconosce e vede la concretezza della salvezza, il Padre ci salva in quel bambino.
E così la profetessa Anna, dopo aver consacrato tutta la sua vita al Signore, si trova ora a lodare quell'incontro beato, portatore di vita e beatitudine. Solo chi ha scrutato nella vita le promesse di Dio, vede alla Luce Nuova del mistero che ci salva.

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