mercoledì 1 giugno 2022

Consacrati per la gioia

Atti 20,28-38 e Giovanni 17,11-19

Per tre volte Gesù utilizza la parola "custodire", cioè amare, proteggere, affinché siano uniti tra loro, con lui e con il Padre e perchè nessuno si perda. La preghiera assume un tono drammatico se vista come ultima richiesta prima di entrare nella glorificazione: passione, croce e risurrezione. Ma è proprio questa drammaticità che da il senso e l'intensità di ciò che Gesù chiede per coloro che restano nel mondo:
- è preghiera per chi è nel mondo, per chi vive la missione di essere verso il mondo;
- è preghiera per l'unità, per la comunione, come esperienza di vero amore e accoglienza;
- è preghiera per la gioia, che è la conseguenza finale di tutto (gioia è un amore realizzato).
Gesù non viene per toglierci dal mondo, anzi, ci invia nel mondo affinché ciò che del mondo è perduto si possa ritrovare; d'altronde la sua stessa missione è stata cercare chi era perduto, trovarlo, caricarselo sulle spalle e condurlo alla comunione, nell'unità del gregge, e a questo corrisponde la gioia del cielo per la conversione di un solo peccatore.
Fare nostra la preghiera di Gesù permette alla nostra vita di esprimere la sua più autentica vocazione: agire, operare nel mondo, nella verità e nella carità, ma questo genera quella consacrazione che altro non è che la vera gioia di Dio (un amore realizzato), in noi e con noi.

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