domenica 26 giugno 2022

Ti seguo liberamente

1 Re 19,16.19-21; Sal 15; Gal 5,1.13-18; Lc 9,51-62

La sequela del Maestro, oggi, ci pone molte domande, specialmente in questo tempo di guerra e di fronte a uomini che fanno scelte aberranti e distruttive, fuori da ogni logica di verità. La sequela ci obbliga a una presa di coscienza, ci richiede di metterci la faccia al punto di superare quella insipienza dei "buoni ad ogni costo", i quali hanno sempre mille ragioni per non uscire allo scoperto: sono intimorito da una scelta così radicale; devo andare a seppellire mio padre; devo salutare quelli di casa ...

E’ proprio la nostra realtà, così drammaticamente complessa che chiede al nostro essere credenti una presa di consapevolezza della nostra sequela.

La sequela di Gesù non permette una vita comoda, un credente in cristo non può vivere alla giornata; la sequela comporta l’autentica adesione a un cammino che, come insegna il maestro, ha una unica priorità: amare Dio, amare i fratelli e amare anche se stessi.

È logico che una adesione a priori comporta accettare l’imprevisto; certamente mette a rischio quella tranquillità che molti sperano ma che spesso è un estraniarsi dal mondo e dai suoi problemi.

Della sequela di Gesù fa parte anche l’inquietudine di chi cammina nei sentieri di Dio (vedi Eliseo).

Tutto questo è vero anche per lo stesso Signore: quando sceglie di fare la volontà del Padre e, con ferma decisione, superando certamente anche molte tentazioni, liberamente decide di andare a Gerusalemme: il volto si indurisce (non è uno sprovveduto, immagina cosa potrebbe accadere), ma ugualmente il cammino si fa deciso e spedito.

Tutto accade come scelta di libertà rispetto al fare suo il desiderio di amore, cioè di salvezza del Padre. Gesù lo assume fino alle estreme conseguenze: amare gli uomini che il Padre gli affida e dare a loro la vita di grazia che rinnova nell'amore la loro umanità.

La sequela non è quindi solo una questione di adesione a delle scelte dottrinali, ma è un intreccio di libertà, di vita, la nostra e quella di Gesù; come anche quella del Padre e dello Spirito. Ecco la libertà è lo spazio irrinunciabile della sequela del Signore, uno spazio che si riempie di ciò che chiamiamo genericamente grazia!

Quando decidiamo di metterci alla sequela di Gesù è perché scegliamo di farlo liberamente, senza tanti ma e senza tanti se, tanto più oggi che essere cristiani non comporta particolari vantaggi e non è più di moda; oggi non servono cristiani da tappezzeria.

La sequela è quindi un esercizio umano di libertà, che ripercorriamo nei tre incontri descritti nel vangelo.

“Un tale”: è immagine di tutti coloro che vogliono mettersi alla sequela; una immagine che mette in guardia circa la precarietà della sequela – la precarietà secondo la logica del mondo -.

D’altronde cosa pensiamo delle scelte radicali di alcuni giovani quando entrano in convento o seminario

Chi si mette alla sequela di Gesù sperimenta la sicurezza, che nasce nella fede: l’essere nelle mani di Dio, il quale mai abbandona nessuno. La rinuncia alle sicurezze del mondo - che spesso sono una forma di dipendenza e di schiavitù -. è ricambiata da una più grande libertà interiore.

Il secondo incontro è straordinario perché non parte da noi ma dal Signore stesso, dalla sua libertà, che chiama al discepolato. Di fronte a questo Gesù ci propone l'unico necessario: il Regno di Dio, cioè vivere il suo amore. Non possiamo trascurare che vivere per il Regno dona anche una libertà completamente diversa circa gli affetti umani: si è provocati in un modo diverso nell’esperienza di amare: l’inquietudine dei sentimenti.

Il terzo incontro pone al centro la libertà rispetto alle suggestioni dei ripensamenti e delle nostalgie. La scelta libera, non si lascia mai ingabbiare.

Sequela, scelta di libertà, sono lo spazio personale della grazia di Dio, del suo amare, che attraverso i discepoli trasforma l’umano e tocca il cuore dei fratelli.

Nessun commento:

Posta un commento