domenica 1 aprile 2018

Atti 10,34a.37-43 / Salmo 117 / Colossesi 3,1-4 / Giovanni  20,1-9
Pasqua di risurrezione

"E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti."

Anche noi in realtà siamo testimoni e forse senza rendercene conto lo siamo semplicemente per la fede che professiamo.
Alcuni di noi, però, in questo anno, andando in pellegrinaggio nei luoghi Santi, hanno fatto una esperienza particolare: "fare memoria lì dove il Signore ha vissuto, ha patito, è stato crocifisso, è morto ed è risorto". È molto diverso fare memoria con l'intelletto e fare memoria toccando lo spazio in cui ciò di cui si fa memoria è accaduto.
In questo le parole di Pietro sono particolari, lui stesso ripercorre tutto ciò che nella passione del Signore viene proclamato, ma tutto conclude, con l'esperienza straordinaria di Gesù  che con loro, da Risorto, ha condiviso ancora il mangiare e bere: l'Eucaristia.
Pietro in realtà ci richiama alle conseguenze della risurrezione. Fare memoria non è solo un atto celebrativo, non è solo un rievocare. Fare memoria è lasciarsi coinvolgere nella possibilità della Risurrezione, nel portare a compimento l'opera della salvezza.
Anche noi allora, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la risurrezione, possiamo riconoscere il risorto nel tempo presente. Questo non può essere un "detto di comune" circostanza. La risurrezione coinvolge i discepoli nella loro testimonianza, effettiva: "Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!"
Per questo non è più sufficiente celebrare la risurrezione, occorre vivere come il risorto, occorre vivere in Cristo.
Ma da quel mattino, da quando Maria di Magdala si reca di buon mattino al sepolcro, lei stessa dice a tutti noi "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!"
Dove lo hanno posto?
La tomba è vuota perché una tomba non può contenere che cadaveri, corpi o realtà morte.
"Dove lo hanno posto ..." Ogni discepolo dopo quell'annuncio si chiede dove lo hanno posto ... Si corre al sepolcro ..., si cercano prove ..., confronti e conferme ..., ma la tomba resta definitivamente vuota.
"Dove lo hanno posto?" Dove sei Signore? Oggi tanti dubbi ci circondano! Tante realtà ci portano in confusione; troppe esperienze ti negano. Non posso continuare a domandare come fa Maria: "dove lo hai portato?"
Tu sei Risorto e sei con i discepoli, sei nel pane spezzato e nel calice versato. Tu sei con i discepoli ogni volta che uniti in te fanno Eucaristia. L'Eucaristia è il segno attuale e realissimo della Risurrezione.
Per vivere con Gesù risorto, riconoscendolo vivo occorre vivere di pane e di vino. Occorre vivere del suo corpo e del suo sangue. È a partire dalla Eucaristia che possiamo esser discepoli del Risorto, perché lo si è solo a partire da Lui e non da noi stessi o dalle nostre personali e modificabili convinzioni.
Saremo del Risorto, e allora saremo dei risorti.
Saremo di Gesù se con lui come a Gerusalemme nel cenacolo; come a Emmaus nella casa dei due discepoli; come in Galilea a Tabga sul lago, lo riconosceremo risorto a partire dal pane e dal vino. La Pasqua di risurrezione si alimenta di Eucaristia. La nostra vita di cristiani è una vita di eucaristia.

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