martedì 3 aprile 2018

Atti 2,36-41 e Giovanni 20,11-18
Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù
Dall'Omelia di Mons. Pizzaballa nel giorno della Domenica di Pasqua 2018


Non temere la morte (...) La vediamo ovunque attorno a noi. La vita ha poco valore dalle nostre parti. Qui si muore facilmente. Lo vediamo attorno a noi, nei paesi che ci circondano e lo vediamo anche a casa nostra. Non voglio ripetere ancora una volta la ormai consueta litania di morte che ci avvolge, come i teli che avvolgevano il corpo di Gesù. Le guerre e i conflitti politici li conosciamo bene per nome. Ma ciò a cui assistiamo è solo la conseguenza e non l’origine della morte. Prima ancora che i conflitti e le tensioni, ombra di morte è l’uso cinico del potere che decide la sorte di popoli interi, che decide le guerre e manda a morire migliaia di persone e che crea i conflitti e le tensioni; morte è seminare sfiducia e odio; morte è la frustrazione che porta a non avere più speranza in una vita vera, a smettere di sognare. Ombra di morte è anche credere che la propria famiglia non possa vivere riconciliata; che la nostra comunità non abbia futuro; che la nostra vita, insomma sia segnata per sempre.
Ecco, Pasqua è entrare li, in quei sepolcri, in quelle nostre ferite e fare esperienza che quei sepolcri, quelle ferite, in fondo, non sono mortali e rendersi conto che eravamo solo chiusi nei nostri piccoli cenacoli, come i discepoli, dentro le nostre paure. Pasqua è la capacità di tornare a guardare la nostra storia alla luce della promessa di vita che proprio oggi si compie. Si, oggi a Pasqua noi annunciamo una Vita che nessuna morte può più spegnere. Annunciamo una speranza che già ci abita e che ci dà la forza di correre fuori dai nostri sepolcri e annunciare la vita che ci ha conquistato. Il Sepolcro vuoto di Cristo non sia la stazione finale del nostro cammino, ma il trampolino dal quale ripartire, carichi di speranza, di vita e di gioia. È la testimonianza di tanti e tante che ancora oggi in ogni parte del mondo e anche nella nostra comunità ecclesiale, continuano a donare la vita con passione e senza paura e testimoniano così di appartenere al risorto, anche quando vengono rifiutati o uccisi.

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