lunedì 23 aprile 2018

Atti 11,1-18 e Giovanni 10,1-10
Una vita da pastore ...

"È presto, prima dell'alba, il Pastore già sveglio si aggira per il recinto delle pecore; preso il forcone inizia a portare l'erba sfalciata perché le pecore possano soddisfare la fame di inizio giornata. Poi preso il seggiolino inizia a mungerle: sono tanti i secchi di latte che serviranno per fare i formaggi. È ancora presto, e il gregge ora è pronto, in attesa di essere condotto al pascolo. Il Pastore, aiutato dal fedele amico cane, tutta la giornata conduce, osserva, accompagna, sorveglia e gioca con il suo gregge di pecore. Giunta ormai la sera, il Pastore, con un forte fischio, di tutto il gregge richiama l'attenzione e in un gesto semplice della mano lo avvia verso la strada di casa, all'ovile, per passare la notte e trovare riparo. Anche oggi, pensa il Pastore, il giorno è trascorso! E guardando le sue pecore con soddisfazione, si addormenta, per rigenerare le forze per il giorno che verrà." Non pensiamo che il dare la vita, sia solo il morire in croce del "Buon Pastore". Ciò che c'è di buono e bello nel Pastore è la sua vita donata, ripresa e donata ancora, in un darsi e riceversi continuo nel tempo per rinnovare ogni giorno lo stupore del gregge che si sente amato e accudito dal Pastore: "io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza". Fare esperienza della vita del pastore significa varcare la porta, superare la diffidenza rispetto all'amicizia che ci è offerta nel vivere della vita quotidiana e impegnativa del Pastore.

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