venerdì 20 aprile 2018

Atti 9,1-20 e Giovanni 6,52-59
Le cose dette nella Sinagoga a Cafarnao.

Con questa indicazione conclusiva di raccoglie tutto l'insegnamento sul pane del cielo. La rilettura pasquale che abbiamo fatto alla luce della risurrezione, trae la sua forza dalle parole del Signore a Cafarnao, dopo aver moltiplicato il pane e camminato sulle acque. Tutto ciò che riguarda quegli avvenimenti e le argomentazioni riportate, ci dicono come il raccontare di Giovanni il "pane del cielo", fu certamente un tema rilevante e centrale nelle riflessioni della prima comunità. Giovanni parlandoci di quel pane ci racconta il dono della vita nuova, la vita del risorto che è la vita tutti coloro che credono in lui.
Comprendere e meditate il capitolo sesto del Quarto Vangelo, ci ha permesso di superare l'idea di un pane rituale, di un sacrificio come dimensione sacrale della relazione uomo-Dio; questo impoverimento rappresenta il limite della nostra cultura e la base dell'indifferenza rispetto al sentire spirituale e religioso.
Il segno del pane non è come la Manna e neppure come i pani dell'offerta. Ridurre l'Eucaristia a una dimensione materiale significa disconoscere la pretesa di vita che essa rappresenta. L'Eucaristia in questo senso esprime in modo connaturale la gloriosa manifestazione dell'innalzamento di Gesù, ovvero la passione-morte-risurrezione come vita del mondo, e anche nostra vita credente.

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