mercoledì 30 maggio 2018

1 Pietro 1,18-25 e Marco 10,32b-45
Immergersi nel mistero dalla croce

Nell'annunciare la passione, l'evangelista ci descrive le fasi del supplizio del Signore. Questo per darci un aggancio concreto: Gesù fu realmente catturato, processato e condannato; subì il disprezzo (gli sputi), la tortura dei flagelli, l'uccisione ... Ma dopo tre giorni risuscitò. Questa premessa (una sorta di cronaca redazionale) non avrebbe alcun senso se non fosse in continuità con l'esperienza viva e vitale del Signore. Il servire e dare la vita, è sinonimo di sacrificio. Il sacrificio indica l'offerta totale di sé, quel "battesimo" che Giacomo e Giovanni, così imprudentemente, rivendicano anche per sé stessi.
Gesù rivela come la sua vita serve (è a servizio) alla vita di ogni uomo; il dono di sé stesso permette di fare comunione con la vita dell'uomo, altrimenti destinata all'obblio. La croce allora rappresenta un assurdo, un paradosso. Da una parte esprime il destino illogico del dolore e della sofferenza, che appartiene alla nostra esperienza di vita; dall'altra, la croce, rappresenta uno spazio di esistenza dove la vita di Gesù ne rappresenta lo scardinamentro delle regole: "... chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti ...", tutto questo fino a riconoscere la risurrezione come "alba" della notte della morte.

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