domenica 6 maggio 2018

Atti 10,25-48 / Salmo 97 / 1 Giovanni 4,7-10 / Giovanni 15,9-17
Vi ho chiamato Amici ...

Vi ho chiamato Amici, con la A maiuscola proprio perché ci ha scelti per essere suoi amici: "non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto". A questa scelta si abbina una condizione particolare: "non vi chiamo più servi", ma Gesù non ha mai chiamato servi i suoi discepoli, al punto che potremmo tradurre “non vi ho mai chiamato servi” perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamato amici.
Ed è a questa speciale relazione che Gesù affida l'esperienza del suo unico comandamento. Quasi a renderci partecipi dell'urgenza e necessità che quel comandamento sia garantito per sempre; se viene meno verrà meno anche la nostra amicizia verso Gesù.
Ed è in questa amicizia che occorre rimanere, Gesù sembra quasi supplicare i suoi amici di restare, rimanere non tradire il suo amore. In realtà questa è l'unica strade dell'esperienza cristiana ... Noi ci siamo già dentro, Gesù ci chiede di non andarcene: rimanete nel mio amore. Rimanere significa amare come lui ha amato, imparare ad amare come Gesù insegna di amare: gli uni gli altri, nella reciprocità del dare e del ricevere.
Poi la parola che fa la differenza cristiana: amatevi come io vi ho amato. Come Cristo, che lava i piedi ai suoi; che non giudica e non manda via nessuno; che mentre lo ferisci, ti guarda e ti ama; in cerca dell'ultima pecora con combattiva tenerezza, alle volte coraggioso come un eroe, alle volte tenero come un innamorato. Significa prendere Gesù come misura alta del vivere.

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