martedì 2 aprile 2019

Ezechiele 47,1-9.12 e Giovanni 5,1-16
La porta delle pecore: il ritorno della simbologia.

Gesù raccontato da Giovanni è un uomo libero, pur immerso nella complessa realtà giudaica, con tutte le possibili interazioni sociali, culturali e religiose, egli non smette di essere pienamente libero e di compiere gesti che rivelano l'amore per Dio e per l'uomo, gesti privi di ogni condizionamento. Ciò che emerge dall'agire di Gesù è la sua vicinanza a chi malato, paralitico, peccatore, come possibilità di salvezza. Non semplicemente come possibilità di superamento di una fragilità, di un limite, ma come salvezza "Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio". 
Le parole del Signore, non sono una minaccia, ma l'invito a guardare nel profondo della propria condizione: se la paralisi è stata vissuta come condizione limitante della vita al punto che nessuno avrebbe mai potuto liberarlo da quel vincolo mortifero, similmente il peccato conduce all'impossibilità di lasciarsi immergere nella grazia ed essere sanato dalle acque dell'amore di Dio. Vedere, percepire l'amore è non poterne godere l'esperienza ..., questo è "qualcosa di peggio".
La libertà di Gesù corrisponde alla salvezza, la malattia (il legame/prigionia) corrisponde al precetto (la Legge) del sabato. Se trasformiamo il riposo del Signore, nel giorno in cui subiamo la nostra infermità, siamo dei maledetti! Ma quel giorno è lo spazio dell'amore più grande, della libertà di Gesù di darci la sua vita di figlio: “Prendi la tua barella e cammina”.
Occorre una vera rivoluzione, occorre guardarsi dentro per riconoscerci paralitici, ma soprattutto infelici: ciascuno di noi, bloccato nel proprio cammino, spento nel desiderio di salvezza è un infelice. La nostra esistenza non può realizzarsi nell'essere una pecora feria, malata, destinata dalle Leggi della  religiosità al sacrificio. Dove sta la possibilità di trovare pienezza?
Giovanni ci porta il Signore che ci dice "vuoi guarire?" Vuoi essere felice, ecco io mi fermo accanto a te per "fasciare la pecora ferita, per curare la pecora malata e ricondurre quella dispersa". Alla Porta delle Pecore, la libertà di Gesù trasforma un luogo di macello, nello spazio di salvezza! È la libertà di Gesù che fa la differenza!

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