martedì 30 aprile 2019

Atti 4,32-37 e Giovanni 3,7-15
Con grande forza diamo testimonianza della risurrezione di Gesù!

Gli Atti degli Apostoli, ci confermano lo stile di una comunità "vivificata dallo spirito del risorto", non più rinchiusa nella paura, ma capace di dare, con forza, testimonianza della risurrezione, al punto che l'origine della vita comunitaria ne viene radicalmente plasmata. La risurrezione di Gesù determina l'identità dei discepoli: "tutti godevano di grande favore". Che cosa è accaduto in loro, che cosa accade in coloro che fanno esperienza di risurrezione?
L'esperienza quotidiana vi conferma la difficoltà di tanti di noi, battezzati, e appartenenti alla comunità di fede, di nascere dallo Spirito, è questa l'espressione che Giovanni attribuisce a Gesù, nel dialogo con Nicodemo. Questo nascere, per Gesù, è sinonimo di vita nello Spirito, di vita nuova secondo la risurrezione; ecco che è necessario prima morire. Morire alle cose della terra. Morire come Gesù per innalzarci alle cose del cielo.
Occorre voler morire, cessare, separarci, dai legami del cuore, degli affetti e dalla preoccupazione della vita, non per disprezzo della realtà ma per amore e desiderio della realtà del cielo. Fintanto che restiamo saldamente ancorati alla terra, non ci innalzaremo mai! Essere innalzati per Gesù significa vivere la cruenta e dolorosa esperienza di morte, di croce. È una separazione che Lui a vissuto nella carne, passo dopo passo salendo il calvario, per amore del mondo e non per odio. Ma è proprio questa esperienza di amore che innalza (introduce) alle realtà del cielo: l'innalzamento è anche nuova nascita, nuova vita e nuovo modo di vivere.
Signore Gesù, metti in noi una scintilla del tuo Spirito da risorto, in modo che in noi si accenda il desiderio delle realtà del cielo, perché solo in quel desiderio è possibile distaccarci dalla terra e fare della nostra esistenza un innalzarci insieme a te.

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