martedì 9 aprile 2019

Numeri 21,4-9 e Giovanni 8,21-30
Non capivano che parlava loro del Padre.

In tutto il Vangelo di Giovanni non troviamo mai riferimenti alla preghiera del Padre Nostro, ma a differenza dei vangeli sinottici, troviamo nella successione di passi una crescita di contenuto che descrive la relazione tra Gesù e Dio (Yhwh).
Ripercorrendo tutto il Vangelo, infatti, a partire dal Prologo, l'evangelista introduce il mistero della missione del figlio in queste parole: "Dio nessuno lo ha mai visto, il suo figlio unigenito che è verso (nel seno del) il padre, lui c'è lo ha rivelato".
Ed ecco che il Vangelo, diviene condizione per Giovanni di farci partecipi del modo in cui Gesù parlava del Padre e parlava con il Padre ... e la gente veniva coinvolta in questa narrazione.
Nel rivelare sé stesso, riecheggia la domanda che in tutto il Vangelo risuona: "Tu, chi sei?"
Gesù dilata e ci propone la sua relazione con Dio Padre, come condizione attraverso la quale si entra nella vita di fede, si comprende il mistero (desiderio di Dio Padre) della salvezza.
Ciò che per gli Evangelisti sinottici è silenzio di Dio, per Giovanni è presenza costante del Padre attraverso la vita, la passione, la morte e la risurrezione del Figlio.
Le parole di Gesù circa la vicinanza del Padre, preparano il figlio, ma anche il discepolo alla Passione: "Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite".
Non è certo facile comprendere e capire come la passione e la morte in croce siano l'apice delle "cose che gli sono gradite"; come non  è risolutivo pensare alla risurrezione come compimento dell'essere innalzato: "Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso".


Ma Gesù ci parla del Padre proprio in forza e attraverso queste sue esperienze: il Padre non è solo preso a soggetto protagonista delle parabole, il Padre ha voce, cuore, sentimenti e volontà, il Padre condivide ciò che il Figlio vive e fa. Gesù non ci chiede di capire tutto del Padre, ma di ascoltare attraverso di lui e nella sua parola ciò che il padre gli dice: "e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo. Non capirono che egli parlava loro del Padre". Allo stesso modo in cui Gesù sta con il Padre, il discepolo del Signore impara a stare insieme al Padre. Ecco che il silenzio di questi giorni di passione è in verità pieno di presenza, di significato e di senso. Non siamo di fronte a una semplice tipologia di immagini, che in questo modo affermano una sorta di compimento profetico; ma siamo di fronte alla unicità dell'esperienza che genera la salvezza, ovvero come ci viene data la vita nuova, la vita del Padre.

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