mercoledì 3 aprile 2019

Isaia 49,8-15 e Giovanni 5,17-30
Amen, amen ...

Dopo la guarigione del paralitico, l'evangelista Giovanni ci rivela il motivo dell'avversione dei giudei, dei sacerdoti, di coloro che detenevano il potere; non può tacerlo, perché Gesù ha agito lì, nel luogo che rappresenta il centro del potere politico e religioso di Israele: il Tempio della città Santa, di Gerusalemme. L'agire di Gesù è - anche se non volutamente cercato - un attacco diretto alle istituzioni, e un giudizio pesante sulla "religione" di sacerdoti, scribi e farisei.
Ecco allora che i giudei, da quella che per loro è una provocazione, portata al "cuore" di un sistemare, cercavano ancor più di ucciderlo (ciò significa che già in altre occasioni si era meditato sulla sua eliminazione), perché violava il sabato (il precetto più sacro in assoluto per Israele) e perché bestemmiava Dio chiamandolo Padre.
Da questo momento il vangelo di Giovanni non ha più nessuna remora a riportarci quelle introspezioni circa la consapevolezza di Gesù circa il suo essere figlio di Dio.
Forse le possiamo considerare riletture di una comunità - quella giovannea - che si comprende come conseguenza della fede in Gesù Messia, e quindi ricerca i contenuti teologici della messianicità, ma certamente tutto parte da parole che si riferiscono alla autocoscienza di Gesù.
"Amen, amen ..." Introduzione che tradisce un evidente "semitismo", e si rifà quindi alla solidità delle parole del Signore, per tre volte, in questi pochi versetti, ci pone di fronte a tre manifestazioni del mistero di Dio:
- l'agire di Gesù come agire di colui che è figlio di Dio (Yhwh);
- l'ascolto della Parola e la vita di Dio;
- il giudizio di Dio, su Israele, sul mondo, su ogni carne.
Siamo di fronte a tre contenuti della fede di Israele che passano interamente nella fede in Gesù Messia di Yhwh: il riposo di Dio inteso come il compimento dell'opera, dell'agire del Padre; lo shemà Israel (ascolto) inteso come cuore della professione di fede; il giudizio di Dio su ciò che esiste e la promessa profetica della salvezza.
Ma la preoccupazione dell'evangelista sembra sia altra, sembra essere quella di condurci a una chiave di lettura di straordinaria novità: "il Padre infatti ama il figlio". È l'amore di Dio per Gesù che viene rifiutato, e diviene scandalo e inciampo per Israele. È l'amore del Padre per il Figlio che fa problema, alla religiosità, alla politica, al potere. Si perchè se Dio Padre, ama Gesù suo figlio, tutta l'opera di Dio, tutto è il come si  realizza il suo amare. Ma di quell'amore anche ciascuno di noi è partecipe; ed è ciò che è origine del nostro esserci.

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