lunedì 15 aprile 2019

Isaia 42,1-7 e Giovanni 12,1-11
"... non sempre avete me!"

Da oggi, accompagnati dalla Parola, è tempo di focalizzare, di stringere l'orizzonte di osservazione su Gesù; infatti anche il Vangelo di Giovanni, inizia ad accelerare i
La narrazione e all'improvviso, dopo averci raccontato il segno della risurrezione di Lazzaro, ci apre alle vicende degli ultimi sei giorni prima (sei giorni prima della Pasqua) del compimento della passione, prima che Gesù entri nel riposo del Sabato. In realtà, forse, non comprendiamo fino in fondo questa annotazione, ma il collegamento e il richiamo è esplicito: quello ai sei  giorni dell'opera di Dio e al giorno del Sabato (Sabbá), il giorno in cui Dio si riposa, il giorno in cui Gesù deposto nel sepolcro, cosparso di Nardo, bagnato con le lacrime, asciugato con capelli di donna, avvolto nel sudario ... egli porta a compimento il riposo e inaugura con la sua  Risurrezione, il giorno ottavo, il giorno della vita eterna e la pienezza dei tempi nuovi. Ecco che quanto accade a Betanìa in casa di Lazzaro, è per Giovanni il modo di introdurci alla "Passione", all'estrema pienezza dell'opera del Padre. Le stesse parole di Gesù, su se stesso, vogliono portarci sull'orlo del tempo, sul precipizio della vita, sull'abisso della morte: "... non sempre avete me!"
In questa tensione, ogni discepolo deve incamminarsi per poter gustare il riposo di Dio come tempo del sonno di Cristo, e come desiderio di essere con Lui unto con profumo nel corpo per aver compiuto la volontà del Padre, avvolto nel lenzuolo perché completamente immerso e affidato all'amore di Yhwh; unito in intima amicizia, per condividere il tempo della salvezza ovvero come disse Isaisa: "... ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre". Il cammino da Betanìa a Gerusalemme è in questo senso itinerario per la Pasqua di liberazione.

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