domenica 1 settembre 2019

Sir 3,19-21.30-31; Sal 67; Eb 12,18-19.22-24; Lc 14,1.7-14
Quando inviti Gesù ... corri dei rischi ...

Quando inviti Gesù ti metti a rischio di essere scoperchiato, di essere ribaltato e forse ti sorprenderai della novità di vita che entra in te stesso!
Meditando le parole del Vangelo, sono queste le situazioni che emergono:
La Prima: È un rischio per i farisei invitare Gesù. Gesù non esclude e rifiuta nessuno, e sì a compagna con tutti, pure se pubblicani e peccatori.
Gesù si accompagna anche con i farisei! Ma questo non lo limita nel dire ciò che pensa. Se entrare nella casa del Fariseo è per Gesù una occasione per toccare con mano ingiustizia, discriminazione e mondanità ... Ecco che Gesù non è certo colui che tace per perbenismo o per "falsa ipocrisia".
È un rischio anche per noi accompagnarci a Gesù, è un rischio invitarlo alla nostra mensa, egli ci ribalta e ci scoperchia al punto di portarci alla scelta della vita: "Con Lui o senza di Lui!"
La Seconda: L'insegnamento di Gesù non riguarda un comportamento morale, ma riguarda un principio che Gesù ha proposto in lungo e in largo alla gente della Galilea e che ha cercato di infondere nel cuore dei discepoli: "il ribaltamento delle precomprensioni" che sfocia nella consapevolezza della predilezione degli ultimi. Il  Padre che è nei cieli, sempre, inizia dagli ultimi ... Dagli ultimi del mondo ...
Dio si mette dalla parte degli ultimi e degli umili, egli ne è parte! Anche se gli ultimi sono grezzi, sporchi, nauseabondi, incolti, diseredati, profughi, malati e infami ... Dio è con e tra gli ultimi. Servire gli ultimi è espressione dell'amore fraterno che Gesù ha affidato ai suoi discepoli, chiedendo di imitarlo, in quel l'ultima cena nella quale prima di morire ha dato tutto sé stesso nel pane e nel vino.
Essere ultimo! È l'esperienza cristiana che più di altre troviamo difficile, e che spesso esiliamo alla sola esperienza della contemplazione e del concetto ... Ma in realtà mettersi all'ultimo posto permette di incontrare Dio stesso ... accanto a quell'ultimo. Che sorpresa, vero?
Alla luce di queste premesse rileggo il Vangelo e ritorno col pensiero alla visita a Magdala: quelle case dei giudei dell'epoca di Gesù; case non proprio comuni, come quelle di Cafarnao, ma case signorili, con i bagni rituali nel contesto domestico, mosaici nei pavimenti, intonaci nelle pareti ... un ambiente signorile simile alle nostre case, e a quello delle case romane di Pompei ... Certo che questi Farisei non se la passavano poi troppo male ... 
Gesù si lascia invitare da tutti, accetta di entrare in relazione con tutti, anche con questo Fariseo, ma certamente non è passato inosservato il lusso e tutta quella "differenza" che quel Fariseo è sempre capace di fare.
Quando i nostri rapporti umani sono disumani, quando non sono veri e liberi, allora ecco che l'umano si presta ad essere spazio di ingiustizia e di arrivismo.
Se restiamo imprigionati nella casa signorile del Fariseo, non riusciremo mai più ad accostarci "al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova".
Se invece noi ci accostiamo a Gesù, se lo invitiamo a essere parte della nostra vita, la sua vicinanza genera in noi quella conversione esistenziale capace di vedere nella umiltà non una diminuzione, ma la condizione necessaria attraverso la quale ciò che è umano si rivela autenticamente vero. 

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