venerdì 27 settembre 2019

Aggeo 1,15-2,9 e Luca 9,18-22
La gloria del Tempio ... La gloria del Figlio ...

Se si pretende di trovare un compimento della profezia di Aggeo, forse si rimarrebbe delusi, perché, il Tempio fu riedificato, ma poi fu anche distrutto/profanato e restaurato nuovamente, fino al tempo di Erode il Grande che diede al Tempio il connotato della immensità e della meraviglia. Ma anche quel Tempio tanto decantato è stato distrutto e ora ne resta solo quel muro di sostegno (del pianto) della spianata che ospitava i cortili sacri e il Santo dei Santi. Ma la gloria del Tempio, non si identifica con la vanità dei decori e l'imponenza delle pietre, ma risiede nella presenza, nel dimorare di Yhwh. Ecco allora che quella gloria di cui il Vangelo di Giovanni ci parla in relazione a Gesù è il figlio stesso glorificato, dimora del Padre e presenza dello Spirito Santo.
Il Vangelo di oggi, lo rileggo in questa chiave, Gesù il "Cristo di Dio", l'unto dello Spirito, il consacrato del Padre. Gesù è dimora di Yhwh, in Lui, si manifesta la gloria come vicinanza di Dio Padre, ossia la misericordia come reazione storica al peccato e all'iniquità che si sprigiona dal creato e dalla storia dell'uomo. Gesù manifesta questo legame con la gloria-presenza a partire dalla sua autocoscienza di essere il "Figlio dell'uomo". Gloria che diviene esperienza e si manifesta nella sofferenza, nel rifiuto e nella morte. Essa è la potenza o gloria del Padre ed ha in sé una forza che è redenzione. Lo splendore della gloria è visibilità dell'amore che salva: cioè passione, morte e risurrezione di Cristo - "La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace".-

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