sabato 14 settembre 2019

Numeri 21,4-9; Filippesi 2,6-11 e Giovanni 3,13-17
Esaltazione della Santa Croce
Chi guardava il serpente di bronzo restava in vita!

Il golgota, il monte della crocifissione, si trovava fuori le mura di Gerusalemme a qualche decina di metri, ed era prossimo al zona di cava di pietre, con anfratti e caverne, che si rendevano utilizzabili anche per delle sepolture. Quando Costantino diede opera alla costruzione della Basilica del Sento Sepolcro, la cui dedicazione viene ricordata dal Martirologio Romano il 13 settembre del 365, il recupero dei luoghi occultati dalle vestigia dei templi pagani, mise in luce il Golgota che riemerse al centro della costruzione della Basilica in tutta la forza e veridicità del luogo della crocifissione.
Quel monte fuori dalle mura ci porta immediatamente a guardare pure noi colui che crocifissero (trafissero). Il riferimento di Giovanni al serpente innalzato nel deserto, come simbolo che dona salvezza, dispiega totalmente il mistero della croce: "E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui."

In Giovanni ma croce è la porta stretta, attraverso la quale si accede alla vita di Dio. Ma è anche il segno visibile e remale che la vita di Dio è frutto di amore, dell'amore di Dio stesso, del Padre. Ecco che per noi credenti la croce deve essere ben di più di un simbolo, che ci riporta alla memoria un avvenimento della salvezza. La croce di cristo, e che è Cristo crocifisso da la salvezza!

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