martedì 24 settembre 2019

Esedra 9,5-9 e Luca 9,1-6
... mai abbandonati!

"...  e così il nostro Dio ha fatto brillare i nostri occhi e ci ha dato un po’ di sollievo nella nostra schiavitù". Le vicende della storia di Israele non rappresentano mai dei fatti o delle situazioni sterili: anche la schiavitù, l'esilio, l'oppressione dei tiranni sono in realtà il cammino di un popolo insieme al suo Dio. Israele è il popolo che porta in se il "segno sacramentale" della vicinanza di Dio a ogni uomo; per questo Israele non è mai abbandonato dal suo Dio, e quando l'intima certezza di questa vicinanza si delinea con chiarezza, gli occhi di ogni israelita brillano per la tenerezza di un Dio accanto, per il sollievo di non sentirsi soli e abbandonati. La solitudine e il dramma umano esistenziale per eccellenza.
Che cosa rappresenta la missione oggi? Se la missione non è proselitismo, dovrebbe proprio esprimere lo sguardo di tenerezza di Dio Padre per ogni uomo; dovrebbe essere la vicinanza di Dio attraverso quella Chiesa di Cristo che con stupore, guardando le periferie umane ... può, e deve pure lei dire "... il nostro Dio ha fatto brillare i nostri occhi e ci ha dato un po’ di sollievo nella nostra schiavitù".
Quando Gesù invia i dodici ad "annunciare il Vangelo" da alcune idicazioni di meto, chiede di non portare bastone, né sacca, né pane, né denaro e neppure due tuniche, perché tutto l'agire missionario si il frutto dell'annuncio e dell'ascolto della Parola del Vangelo. Il brillare degli occhi, il sollievo dalle schiavitù, sono la conseguenza esplicita della missione come libertà dal male, dal peccato; come conseguenza della conversione che è prima di tutto l'accoglienza umana rispetto a Dio.

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