mercoledì 25 settembre 2019

Esdra 6,7-20 e Luca 8,19-21
Il Tempio di Dio!

Per noi non è proprio la stessa cosa, per noi l'edificio sacro è generalmente un luogo abbastanza distante dalla nostra vita, un luogo funzionale alle celebrazioni rituali religiose. Quando però si costruivano le Cattedrali non era così! Quella esperienza di popolo somigliava molto a quella di Israele, alla riedificazione del tempio dopo la deportazione a Babilonia. La vergogna della distruzione del primo tempio, pesava ancora nella storia e nella memoria dei deportati; il loro ritorno e tutto ciò che viene messo in opera per la riedificazione del Tempio di Dio, non è un aspetto marginale della vita e della identità del popolo stesso. Tutti come un corpo solo realizzano la riedificazione al fine di espiare il peccato e, purificati, si possa nuovamente celebrare ma Pasqua. Ecco quella celebrazione è il "rito perenne", alleanza di generazione in generazione, nuova genealogia che si riaggancia alle benedizioni di Dio rivolte all'uomo e alla creazione, fino a quelle dei patriarchi. Cosa rappresenta quindi il Tempio per un Ebreo? È certamente il luogo Sacro, il luogo Santo, ma è propriamente dimora di Dio, casa dell'Ascolto e della sua presenza.
Venendo meno il senso della dimora e della presenza, anche l'ascolto della Parola diviene puro esercizio morale, ma non più stare alla presenza del Signore. Quando l'Ascolto è dimorare alla presenza, si genera in noi anche la vera e originaria esperienza del Tempio Santo in Gerusalemme. Anche Gesù vive la dimensione dell'Ascolto come dimorare nel Padre, ed è proprio questo che lo conduce più, e molte volte, al Tempio in Gerusalemme, ed è da questa esperienza di Ascolto che ci condivide la relazione di fraternità che ci costituisce in un vincolo di famiglia: "Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica".

Nessun commento:

Posta un commento