sabato 28 settembre 2019

Zaccaria 2,5-9.14-15 e Luca 9,43-45
Consegnato nelle nostre mani ...

L'irrilevanza cristiana che percorre il nostro tempo, il nostro spazio occidentale, rappresenta una singolare grazia per sanare la presunzione di superiorità umana della rivelazione che si trasforma in una espressione di idolatria. Tutto sembra in declino, tutto sembra crollare; molti se ne vanno; la fede non è più riconosciuta come realtà positiva, ma è espressione di arretratezza e di debolezza; l'indifferenza religiosa ha il sopravvento mettendo in evidenza un umanesimo emancipato ed autoreferenziale. Ma sé questa è la lettura, pessimistica, non pensiamo che il momento storico che ha conosciuto l'incontro con Gesù, fosse poi così propizio alla Fede e al Vangelo. Che la gente fosse ammirata per tutto ciò che Gesù faceva, mette in ombra il rifiuto, incredulità e il sospetto, hanno accompagnato i tre anni di ministero del Signore. La testimonianza dei vangeli è concorde nel dirci che: "Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo ...".
Il tempo che viviamo è tempo di grazia, quella che incontra la nostra fatica e ripete a noi oggi: "Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini".
Questa espressione possiamo rileggerla come annuncio della passione e morte, oppure come condizione stabile/storica/esistenziale del mistero dell'incarnazione. È il modo in cui il "Dio con noi" si fa prossimo, e incontra l'uomo, assumendone l'umanità. Egli si consegna nell'uomo all'uomo, per esser la sua stessa vita e per condividerne la salvezza, cioè la risurrezione. Questa esperienza di Dio si fa piccola e accessibile in Gesù, al punto di consegnarsi liberamente nelle mani degli uomini, e questo per sempre e in ogni istante del tempo, che in questo senso, riempito di Dio, diviene kairos, ovvero il tempo propizio! Che il "Figlio dell'uomo" si consegni nelle nostre mani è bellissimo! Questa presenza di consolazione rende possibile percepire anche il nostro tempo affaticato come "Travaglio del parto" di una Storia che non è abbandonata a sé stessa ma che appartiene sempre al Padre. 

Nessun commento:

Posta un commento