martedì 17 settembre 2019

1 Tm 3,1-13 e Lc 7,11-17
Gesù centra con la vita!

La risurrezione del figlio della vedova ha un richiamo a un altro avvenimento biblico accaduto poco distante da Nain, a Sunam, la risurrezione del figlio della donna Sunamita compiuta da Eliseo. Perché Luca introduce ora questo miracolo? Sembra quasi voler interrompere la sequenza del cammino del Signore a Cafarnao e nei dintorni del lago, sembra voler sospendere il dispiegarsi della Parola e degli incontri che generano la fede in Lui, per fare posto a un segno che rappresenta come un "fulmine a ciel sereno", una sottolineatura nell'ordinarietà della vita; una correzione circa il nostro modo di percepire la presenza di Gesù e l'annuncio del regno dei cieli. Ecco che Luca corregge il nostro adagiarci, il nostro abituarci alla potenza della Parola che Gesù insegna e che nel manifestarsi opera meraviglie. Questo miracolo non è una meraviglia, ma ci riporta al cuore della nostra inadeguatezza e fragilità: la morte. Il bene, bello e prezioso della vita, è sempre in balia della morte improvvisa, e comunque evento inevitabile. Il racconto di 2 Re al capitolo quarto, potrebbe essere visto come la falsa traccia della narrazione lucana; ma forse non occorre ricordare che ciò che è antico ha una forza profetica della pienezza di ciò che è nuovo? Tutta la narrazione della salvezza racconta la storia della vita dell'uomo desiderato, creato e amato da Dio Padre. Il dramma della morte, specialmente della morte di un ragazzo nel fiore della sua vita rappresenta un baratro dell'assurdo che non si può colmare, neanche con il dolore e le lacrime della madre. La presenza della morte è veramente il venirci incontro di un destino che non comprendiamo. Ecco allora che anche Gesù ci viene incontro, ci accosta, ha compassione, ci consola sussurrando la Parola, ci tocca con amore e ci ridona la vita! C'è una semplicità/straordinaria che Luca vuole comunicarci, Gesù ha a che fare con il nostro morire e con il nostro vivere, Lui centra!

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