giovedì 5 marzo 2020

Ester 4,17k-u e Matteo 7,7-12
Impariamo a pregare come mai abbiamo imparato

Certe immagini, in alcuni, fanno ancora parte del patrimonio dell'esperienza: la propria nonna con il rosario in mano che recitava sussurrando le "Ave Maria". Al punto che il "recitare" rimane anche ora nella consuetudine religiosa il modo per "dire": Pregare ...
Ma è corretto? Corrisponde realmente al senso del pregare il recitare delle parole, delle formule? Vorrei introdurre il termine relazione spirituale tra Dio e l'uomo e viceversa, per parlare di preghiera. Relazione spirituale! Partirei proprio da questo aspetto, la preghiera è un dinamismo che si genera tra lo Spirito di Dio e quello dell'uomo. Lo spirito dell'uomo esprime desideri, sentimenti, esperienze, fatiche, fragilità. Lo Spirito è l'esistenza dell'uomo nel superamento della sua materialità; lo Spirito dell'uomo ha origine in quell'alito di Vita che il creatore soffia in Adamo,  e in quel momento diviene un essere vivente. È questa nostra identità Spirituale che è capace di accostarsi e interagire con il mistero che è lo Spirito di Dio.  La preghiera non sarà mai vera relazione Spirituale se è conosciuta e praticata come consolazione, e rassicurazione nelle fatiche e nelle crisi della vita (questa esperienza è parziale, immatura). La preghiera per Gesù invece è partecipazione a questo dinamismo spirituale, con tutto il suo esistere, fino anche a "sudare sangue" nell'agonia dell'orto.
La preghiera è universo di possibilità, ma non per ottenere delle cose o delle soluzioni. È la possibilità che si apre allo Spirito di Dio di essere parte viva della nostra stessa vita. Di fronte a una sciagura - come anche quella che stiamo vivendo - pregare è dare allo Spirito di Dio di esserci attraverso il nostro esserci, attraverso le nostre paure, le nostre inadeguatezze, le nostre vittorie. Per l'essere umano la preghiera è la possibilità per lo Spirito divino di colmare la solitudine esistenziale, e di essere con, e in noi stessi.  
Lo spirito di Dio percorre e interagisce la realtà dell'uomo con la medesima solidarietà e comunione che esprime la tenerezza di un Padre verso i figli: "Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!"
Il chiedere, qui, non è ottenere, ma il chiedere è prima di tutto "possibilità" offera e ricevuta: siamo quindi nella relazione spirituale di possibilità.

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