domenica 8 marzo 2020

Gen 12,1-4; Sal 32; 2 Tm 1,8-10; Mt 17,1-9
Travestiti o ... Trasfigurati!

"È bello per noi essere qui?" Con queste parole di Pietro iniziamo questa riflessione sulla Trasfigurazione del Signore.
Nessuno di noi cerca ciò che è brutto, o si sofferma nella tristezza, come anche nessuno si augura la desolazione e la fatica. Tutti ci sentiamo attratti e partecipi del "bello".
Ma cosa c'era di così bello sul monte - forse il Tabor - dove il Signore si è trasfigurato?
Il racconto della trasfigurazione, non è una favola e nemmeno un aneddoto pedagogico di natura catechetica, ma è una esperienza vera: Gesù ha condiviso con Pietro, GIacomo e Giovanni non solo la sua Glorificazione ma li ha volutamente introdotti, attraverso la loro umanità nella Gloria (Kabod ebraica, presenza; doxsa greca, splendore) ma non solo, Gesù li rende partecipi della Gloria, nell'esperienza della vicinanza e dell'intimità con Dio. Le parole di Pietro suggeriscono una partecipazione attiva, quasi l'essere riuscito anche solo minimamente a percepire e ad abitare la Gloria.
Pietro , Giacomo e Giovanni, ci danno la certezza che la Gloria è iscritta come possibilità nell'umano; quando la nostra umanità si accompagna al mistero di Dio, e si lascia coinvolgere dal mistero/presenza/parola di Dio ... Tutto questo è Gloria!
Allora la Gloria della Trasfigurazione è la presenza di Dio in noi; è il suo esserci accanto nel nostro vissuto che ci trasfigura e ci rende luminosi e radiosi; non sono le nostre buone azioni, o la nostra moralità ... Quelle sono conseguenze della  "Kabod", cioè effetti secondari dell'esperienza gloriosa di Dio Padre in noi.
La Gloria non si riduce a una esperienza di estasi, ma parte dall'esperienza della nostra fede, si sviluppa dall'ascolto della Parola e dalla obbedienza che Dio trasforma in benedizione ...
Tutto questo non implica una perfezione umana, anzi, la Gloria rivela tutte le nostre ferite, e tante nostre fragilità e inadeguatezze ... Ma Dio ci ama, ci ha scelto e nonostante tutto ci accompagna, non si sottrae. Nessuno di noi è un eroe della fede, ma è proprio questa nostra umanità, ricca di fede e di contraddizioni, ricca di amore e di peccato, densa di passione e di compromessi, che fa di ciascuno un vero uomo in cammino, e in ricerca del Dio vero, del Dio altissimo, di cui si è, anche solo parzialmente o in una occasione innamorato perdutamente. Ma già tutto questo è trasfigurazione, è trasfigurante!
Da questa esperienza sul monte Pietro, Giacomo e Giovanni, hanno tratto molto, per ripensare a sé stessi ..., alle loro aspettative e scelte ..., al perché stare con quel Gesù ... e cosa ne sarebbe venuto di buono a loro ...
Percepirsi inadeguati, gli ha permesso di avere occhi e sguardi per rileggere il proprio cuore e il proprio animo. Magari hanno scoperto che il più delle volte essi stessi non sono mai riusciti a trasfigurare la loro umanità, ma si sono limitati semplicemente a Travestirla di una luce riflessa del Cristo Glorioso.
A leggere a fondo la loro storia, Sono rimasti sorpresi di come Travestimento e Trasfigurazioni si sono a volte alternate a riempire il loro vissuto. Senza scandalo di nessuno, questo è vero per loro come anche per noi oggi.
Se guardiamo bene, troveremo degli aspetti, degli ambiti, in cui la nostra fede traballa (momenti del travestimento) o si riempie di dubbi, come altri in cui sentiamo vicini a Gesù (momenti di trasfigurazione).
(...) La percezione di questa distanza è importante per riconoscere le giustificazioni ai miei travestimenti e la presunzione di una glorificazione che potrebbe essere solo esteriore è non vera partecipazione al mistero.

Nessun commento:

Posta un commento