lunedì 2 marzo 2020

L'evitico 19,1-2.11-18 e Matteo 25,31-46
Non siate ingiusti, ma santi come me

Non rubare, non ingannare, non mentire; non giurare il falso; non opprimere, non spogliare, non trattenere il salario; non maledire, non prenderti gioco del fragile, non maledire Dio; non essere ingiusto, non essere parziale, non fare preferenze, non spargere calunnie, non uccidere; non odiare, non vendicarti, non avere rancore.
Di tutto questo scenario, della prima lettura (Levitico 19), il nostro cuore è capace! La nostra umanità sperimenta la sua più grande fragilità nella inclinazione al male, frutto di solitudine, di orgoglio, e presunzione di assolutismo. Il peccato di origine, tocca profondamente la nostra persona, a partire dalle nostre inclinazioni, e non per forza a causa di una scelta concreta e oggettiva. Vorrei proprio parlare di inclinazione a non corrispondere alla Santità di Dio e all'amore per il prossimo. Di fronte alla rilevanza del male che a partire da noi stessi possiamo anche solo "pensare", la Chiesa, portatrice del Vangelo della misericordia e dell'amore, cioè della vicinanza di Dio, rinnova ogni anno il l'invito a farci compartecipi della nostra conversione. Quanto Papa Francresco propone nel messaggio Quaresimale, il discernimento della vita, non è per un semplice incoraggiamento alla moralità, ma per un rinnovamento radicale a partire dalle nostre inclinazioni più profonde. "Il fatto che il Signore ci offra ancora una volta un tempo favorevole alla nostra conversione non dobbiamo darlo per scontato. (...) Malgrado la presenza, talvolta anche drammatica, del male nella nostra vita, come in quella della Chiesa e del mondo, questo spazio offerto al cambiamento di rotta esprime la tenace volontà di Dio di non interrompere il dialogo di salvezza con noi."
Oggi occorre separare le pecore dalle capre (il bene dal male), e questo a partire da me stesso, dal mio cuore, e in questo discernimento personale, riscoprire il gusto di essere ricondotto dalla parola del Vangelo all'origine, al Dio Santo, all'abbraccio fraterno con il mio prossimo: "... tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me".

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